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Catherine Brice – Storia di Roma e dei romani da Napoleone ai nostri giorni – 2009

Catherine Brice
Roma, Viella, 390 pp., Euro 29,00 (ed. or. Paris, 2007)

Anno di pubblicazione: 2009

È un libro, questo di Catherine Brice, che si contraddistingue per un felice bilanciamento tra piacevolezza della lettura e rigore scientifico. L’a., una delle studiose straniere più partecipi al dibattito storiografico italiano, traccia una sintesi della storia di Roma dalla fine del ‘700 a oggi che, pur privilegiando la dimensione narrativa, non manca di evidenziare metodologie di ricerca e problemi interpretativi. Per questo, sebbene originariamente pensato per un pubblico francese, il volume si rivela molto utile e interessante anche per i lettori italiani.Fin dalla scelta del titolo, è evidente come Brice prediliga un approccio socio-culturale, in sintonia del resto con la più generale evoluzione degli studi su Roma nell’ultimo ventennio. Ma è altrettanto evidente come l’a. sia attenta a non confinarsi in una dimensione linguistico-semiotica, rigidamente culturalista, per cercare invece di riconnettere l’analisi dei codici simbolici con quella delle strutture sociali, inseguendo un ideale di «storia totale» che sembra aver cominciato a riemergere anche nell’ambito degli studi urbani. Non a caso la politica, o meglio l’esercizio del potere, rimane un tema sempre al centro del libro, anche quando la narrazione si spinge nei territori della vita quotidiana e delle tradizioni popolari.La periodizzazione riflette questa impostazione e, inevitabilmente, anche lo stato delle ricerche sulla storia della città. Dagli anni della dominazione francese, quando le informazioni sulla società romana divengono più sistematiche, il discorso si dipana con ampiezza fino al fascismo, esperienza centrale nell’interpretazione della città novecentesca, per poi assumere un passo più spedito nella parte dedicata alla ricostruzione del periodo repubblicano (60 pagine su 375). Uno sbilanciamento, quest’ultimo, determinato più che dalla specializzazione dell’a., dalla carenza di studi sugli ultimi sessant’anni di storia romana, in particolare per quanto riguarda l’analisi delle trasformazioni sociali ed economiche.Molti sono i temi esaminati con originalità da Brice: dalle strategie di governo del patrimonio artistico, allo status di capitale culturale nell’Italia novecentesca, alle trasformazioni degli usi degli spazi pubblici, agli effetti della presenza dei Savoia, al ruolo del Papato nella costruzione di un’identità cittadina dopo la fine del potere temporale. Ma la questione centrale rimane quella della modernizzazione di una città che, da secoli, fa del culto del passato il suo tratto distintivo. Al punto che, secondo la Brice, ancora oggi è un certo «esotismo» a distinguere Roma dalle altre capitali europee. «Un esotismo che non è quello della scoperta di luoghi sconosciuti ancora chiusi alla ?civilizzazione”, ma al contrario un esotismo definito dall’apparente possibilità di tornare indietro a radici conosciute, assimilate, integrate, di tuffarsi in un passato comune, quello della storia, del cattolicesimo, di un tempo immobile» (p. 374).

Francesco Bartolini