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Cinema Educatore. L’Istituto Luce dal fascismo alla Liberazione (1924- 1945)

Fiamma Lussana,
Roma, Carocci, 312 pp., € 31,00

Anno di pubblicazione: 2018

Se c’è una fonte documentaria che consente di tracciare storie globali, nell’ottica di
una global history, concepita come prospettiva e non come oggetto di studio, per dirla
nei termini di Sebastian Conrad, questa fonte, tra le altre, è senza dubbio, costituita dal
corpus documentario audiovisivo dell’Istituto Luce, fondato nel 1924. Un corpus realizzato
nel più ampio contesto politico-commerciale internazionale, come ha permesso di
ricostruire l’ingente base documentaria dell’Archivio Giacomo Paulucci di Calboli (depositato
all’Archivio di Stato di Forlì-Cesena) presidente dell’Istituto Luce dal 1933 al 1940.
D’altra parte, e più in generale, l’intreccio tra componente nazionale e internazionale,
che sostanzia la documentazione, è reso quanto mai evidente dalla motivazione in
base alla quale lo stesso Istituto – come si può leggere nel sito – è inscritto dal 2013 nel
registro Memory of the World dell’Unesco: «La collezione costituisce un corpus documentario
inimitabile per la comprensione del processo di formazione dei regimi totalitari,
i meccanismi di creazione e sviluppo di materiale visivo e le condizioni di vita della società
italiana. Si tratta di una fonte unica di informazioni sull’Italia negli anni del regime
fascista, sul contesto internazionale del fascismo (tra cui l’Africa orientale e l’Albania, ma
anche ben oltre le aree occupate dall’Italia durante il fascismo, soprattutto per quanto
riguarda il periodo della Seconda Guerra Mondiale) e sulla società di massa negli anni
Venti e Trenta del Novecento».
Ciò significa, a ben vedere, che anche la storia dell’Istituto Luce può essere letta
parallelamente tanto sul versante nazionale che internazionale, attraverso le vicende del
fascismo italiano. E ciò dipende dall’approccio, dal metodo e dal criterio di valutazione.
In altri termini, se si osserva e si descrive un muro bianco, in realtà l’osservazione e la
descrizione non dice solo qualcosa di oggettivo sul muro, ma dice anche in che modo lo
si sta osservando e descrivendo.
A questo proposito, facendo riferimento a una sostanziosa documentazione, il volume
di Lussana mira a ricostruire la storia dell’Istituto Luce, dal 1924 al 1945 e ha
come «finalità scientifica» quella di «offrire attraverso la storia del Luce un contributo
innovativo sulle vicende del fascismo italiano e sulla sua politica culturale» (p. 9). Dopo
aver ricostruito le origini del Luce, l’a. affronta puntualmente i passaggi storici che hanno
accompagnato e caratterizzato la svolta degli anni ’30, fino alla presidenza Paulucci di
Calboli. E, di qui, vengono ripercorse le tappe che scandirono il periodo della catastrofe
bellica e il passaggio alla «nuova Luce».
È proprio quest’ultimo passaggio – quando il Luce concentra la sua attività nel
giornalismo di guerra – a delinearsi come particolarmente interessante. Notevole, infatti,
è la documentazione al riguardo, capace di offrire una visione assolutamente inedita
della guerra italiana, attenta all’umanità dei soldati e staccata dall’enfatica visione della
improbabile vittoria, come opportunamente dichiara e descrive l’autrice.

Daniela Calanca