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Cities Contested. Urban Politics, Heritage, and Social Movements in Italy and West Germany in the 1970s

Martin Baumeister, Bruno Bonomo, Dieter Schott (eds.)
Frankfurt-New York, Campus Verlag, 382 pp., € 49,95

Anno di pubblicazione: 2017

Questo volume entra in un terreno di studi – gli anni ’70, particolarmente vivace
e in crescita, soprattutto tra i giovani studiosi – ma lo fa mettendo al centro un oggetto
particolare: la città. Un protagonista spesso trascurato in quanto tale dagli storici contemporaneisti,
che lo lasciano ad altre discipline, nonostante che – come viene notato – il
’900, terreno privilegiato della storia contemporanea, sia il secolo dell’urbanizzazione.
Quindi, due chiavi di lettura attraversano il volume: da un lato «gli anni ’70» come
turning point della società occidentale, a cavallo tra grandi aperture, speranze e disillusioni.
Decennio di transizione nella mentalità e nei comportamenti sia individuali che collettivi.
E «la città», osservatorio privilegiato dei processi in corso. Luogo di contestazione complessiva,
dove tutto confluisce. A sua volta in crisi. Dall’altro lato, la storia urbana come
occasione per aprire a nuovi punti di vista, nuovi interrogativi e insieme – aspetto molto
sottolineato dai curatori – come tessera esplicativa della storia nel suo complesso. Come
occasione per un ragionamento per un confronto a livello transnazionale, rispetto a un
fenomeno che attraversa l’intera società occidentale. Muovendosi in questo caso tra Italia
e Germania, ma come proposta di un modello che può essere ulteriormente sviluppato.
I diversi saggi, divisi in tre sezioni fondamentalmente corrispondenti alle tre specifiche
del sottotitolo, attraverso l’analisi di singoli casi di studio, portano dunque l’attenzione,
all’interno del decennio considerato, sui cambiamenti nell’idea di città, nella concezione
dello spazio urbano, nella sua rappresentazione; sulle politiche che attraversano la
città e le relative scelte istituzionali; sulla società civile e le sue molteplici manifestazioni,
da quelle più liete, di festa, fino al conflitto aperto che tende a prevalere. In un intreccio
tra «alto» e «basso», che rende la lettura molto ricca e stimolante.
Ne esce l’immagine – nel confronto tra Italia e Germania – di due paesi uniti da forti
connessioni e similitudini, ma anche caratterizzati da ritmi diversi, in cui l’Italia, più lenta
e impastata nel cambiamento, si evidenzia però come modello di riferimento su più piani,
da quello pubblico, a quello dell’elaborazione culturale, a quello dei movimenti sociali a
loro volta articolati tra mondo studentesco, territorio e mondo del lavoro.
Da tutte e tre le sezioni, infine – e qui è a mio avviso uno dei meriti centrali del volume
–, emergono interpretazioni per le trasformazioni di quegli anni, ma anche riflessioni
sul nostro presente, sui fili arrivati sino a noi – particolarmente interessante l’analisi dedicata
alla ridefinizione del concetto stesso di «centro storico», fino al formarsi di una nuova
sensibilità per il «patrimonio» – e i fili spezzati, con tutto il carico di domande, presenti in
diversi saggi, sull’ineluttabilità o meno della strada che stiamo percorrendo.

Lidia Piccioni