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Claudia Baldoli – Bissolati immaginario. Le origini del fascismo cremonese. Dal socialismo riformista allo squadrismo – 2002

Claudia Baldoli
Prefazione di Mario Isnenghi, Cremona, Edizioni Cremonabooks, pp. 95, s.i.p.

Anno di pubblicazione: 2002

Bissolati immaginario è Roberto Farinacci. Ma com’è possibile che la figura del socialista riformista cremonese ? contestato violentemente dai nazionalisti nel gennaio 1919 alla Scala di Milano ? si possa confondere con quella di uno squadrista intransigente, oppositore di ogni pacificazione con gli avversari negli anni di ascesa del fascismo? Alla domanda risponde questo lavoro, frutto di uno spoglio della stampa locale (in particolare della “Squilla”), confrontata con fonti d’archivio e ripensata sulla base di un’ampia selezione bibliografica.
L’analisi dell’”ossimoro cremonese” ruota intorno ai decisivi anni della prima guerra mondiale, della mobilitazione interventista e della costruzione di un eterogeneo fronte di forze favorevoli alla guerra: tra loro diverse per origini e linguaggi, ma accomunate dall’intenzione di porre sotto silenzio ogni neutralismo, da quello giolittiano a quello cattolico (che a Cremona si avvaleva delle capacità politiche di un organizzatore come Guido Miglioli) e soprattutto a quello, sempre più odiato, socialista.
Fu infatti nel periodo della mobilitazione totale che Farinacci ? massone e anticlericale, capace di dichiararsi anche nel dopoguerra sempre fedele al suo maestro Leonida Bissolati, già amatissimo direttore de “l’Avanti!” ? rappresentò fisicamente la stretta vicinanza tra l’interventismo nazionalista e quello democratico, al cui interno Bissolati svolgeva un ruolo rilevante. Una vicinanza divenuta sempre più stretta, soprattutto dopo la disfatta di Caporetto; che risulta evidente dagli interventi del futuro ras rivolti al mondo del lavoro; che fu teorizzata e messa in pratica dai tentativi di Farinacci volti a organizzare i lavoratori in nome di una “solidarietà nazionale” (p. 46) antitetica a ogni conflitto sociale.
Ripercorrendo la trama dei rapporti tenuti da Farinacci con Bissolati e Mussolini emerge il profilo di un uomo politico “abbastanza fine” (p. 55), capace di valorizzare reti di relazione diverse (massoniche, repubblicane, combattentiste e altre) e di fronteggiare le mobilitazioni del mondo rurale alimentando le fratture tra leghe ?bianche? e leghe ?rosse? nell’immediato dopoguerra. Fu allora che la città di Bissolati divenne la città di Farinacci, nello scenario di un sempre più violento confronto con le organizzazioni del movimento sindacale e socialista, e di un’ascesa dello squadrismo che ? grazie a uno strettissimo rapporto di interessi con i proprietari agrari, e avvalendosi del sostegno e dell’esperienza di molti bissolatiani (p. 82) ? in breve tempo conquistò Cremona, trasformandola in una delle capitali del fascismo intransigente.
Il volume, dopo una premessa, si suddivide in una prima parte dedicata al periodo bellico e alle origini bissolatiane del fascismo cremonese, e una seconda centrata sul dopoguerra cremonese, prima di aprire una finestra sul secondo dopoguerra e sui processi di costruzione, rimozione e riscrittura della memoria collettiva di una città come Cremona: nel 1948 pronta a proclamarsi di nuovo bissolatiana per riallacciarsi idealmente al socialismo umanitario d’inizio secolo.

Roberto Bianchi