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Claudia Baldoli – Exporting fascism. Italian fascists and Britain’s Italians in the 1930s – 2003

Claudia Baldoli
Oxford-New York, Berg, pp. V-217, euro 75,00

Anno di pubblicazione: 2003

Pochi sono stati i lavori che si sono occupati in maniera esauriente dei Fasci italiani all’estero e più in generale della propaganda e della politica fasciste volte ad acquisire e organizzare il consenso nei confronti delle comunità italiane all’estero: pur innovativi, i saggi di E. Santarelli (1971) e di E. Gentile (1995) sono stati premesse e promesse di lavori più ampi mai venuti; anche se di questi si è poi tenuto conto in sintesi generali (come quella di chi scrive, del 1999) o in raccolte di saggi (come quella a cura di E. Franzina e M. Sanfilippo). Non possiamo quindi che accogliere con interesse questo libro, ben strutturato e ricco di informazioni e di spunti, che ci offre la possibilità di leggere compiutamente un caso importante come quello britannico, e ci consente anche l’opportunità di confrontarlo con ricerche in fieri su altri paesi dove la comunità italiana emigrata fu anche più numerosa e pertanto strategica per l’esportazione del fascismo italiano. Baldoli ci conferma che dopo una prima emigrazione soprattutto a Londra nell’immediato dopo presa del potere (emigrazione illustre se pensiamo ad alcuni, come Salvemini, che pubblicarono le prime analisi del fascismo proprio a Londra) non fu l’Inghilterra la patria d’accoglienza di un esodo antifascista di massa e di un attivo antifascismo che rimasero prerogativa dell’Europa continentale.
Non è solo della comunità italiana emigrata e del suo rapporto con il fascismo, che qui si parla, bensì di una politica estera che passò anche attraverso la nascita dei Fasci all’estero. Fasci che assorbirono l’esperienza culturale della Dante Alighieri e delle organizzazioni di assistenza agli emigrati, e le arricchirono dell’esperienza del partito di massa fascista (alcune parti del libro descrivono con minuzia gli strumenti di richiamo per le nuove generazioni e i nuovi ceti sociali di emigrati: feste, celebrazioni, ospitalità di bambini in colonie estive in Italia).
Centrale nel libro è lo studio del periodo in cui Dino Grandi fu ambasciatore a Londra, tra 1932 e 1939. Grandi intensificò le attività dei Fasci nell’area di Londra, conducendo una politica paternalistica verso la comunità italiana per trasformarla in una struttura coesa e corporativa; contribuì a stringere intensi rapporti con gli ambienti conservatori inglesi politici e accademici (grazie anche al lavoro culturale di Camillo Pellizzi) sulla scia di una ?italianofilia? che risaliva al Risorgimento; rapporti che non vennero meno neppure con l’impresa coloniale in Etiopia. Grandi inoltre mantenne il sostegno che Roma diede al movimento fascista inglese di Mosley almeno sino a quando esso, dopo il 1935, cominciò a preferire il modello nazista.
In conclusione, gli obiettivi che l’autrice si era posta: studiare la presenza di Grandi a Londra, gli effetti del fascismo europeo sulle relazioni anglo-italiane, i rapporti tra fascisti italiani e inglesi, ed arricchire gli studi sulla politica estera fascista con un’analisi della politica culturale, sembrano essere stati raggiunti da questo lavoro che spero possa suggerire analoghi contributi per altri paesi europei.

Patrizia Dogliani