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Claudio Silingardi, Metella Montanari – Storia e memoria della Resistenza modenese 1940- 1999 – 2006

Claudio Silingardi, Metella Montanari
Roma, Ediesse, 255 pp., euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2006

Fondato su un ristretto ma valido supporto bibliografico, il volume rappresenta un’ottima opera di divulgazione per gli studi storici sulla Resistenza modenese, in cui la dimensione locale del racconto è costantemente connessa agli eventi nazionali, in un buon equilibrio tra documentazione e sintesi narrativa. Sebbene il testo sia privo di note, probabilmente per una scelta editoriale, il lavoro non tralascia il rigore scientifico-metodologico e la ricercatezza delle fonti, fornendo uno strumento sia didattico che di ricerca, corredato da inediti inserti fotografici. Nella prima parte, curata da Claudio Silingardi, vengono affrontate questioni storiografiche come l’esperienza delle guerre fasciste, l’occupazione tedesca e le ricadute della lotta antipartigiana sui civili nelle retrovie del fronte. La Resistenza, importante elemento di costruzione di una nuova identità democratica nel modenese, è qui valutata nella sua complessità, non solo come fenomeno militare, ma nelle «varie forme d’impegno e di mobilitazione, non necessariamente armate», quali l’aiuto dato dalle popolazioni locali «ai soldati italiani sbandati, agli ex prigionieri alleati, agli ebrei e agli antifascisti fuggiti da carceri e confino» (p. 40). Viene così rivisto il giudizio storico per il quale in Emilia Romagna la lotta partigiana sarebbe partita in ritardo rispetto ad altre regioni, a causa dell’assenza di quadri militari disponibili per l’organizzazione delle bande e della conformazione geografica del territorio inadatto alla guerriglia. Ben resa anche la parte relativa alla genesi e all’evoluzione del movimento partigiano modenese, al momento della scelta, alla funzione formativa-educativa della brigata, vissuta come microcosmo, ed al processo di maturazione democratica delle popolazioni nelle zone libere. L’autore si sofferma poi sugli aspetti della violenza postinsurrezionale, estrapolando il fenomeno dalla categoria interpretativa della giustizia sommaria e ricollocandolo tra le conseguenze dell’odio contro il nemico fascista, accumulatosi durante i venti mesi della guerra di liberazione. Meno approfondita è invece la seconda parte del libro curata da Metella Montanari. L’autrice affronta, difatti, un po’ di sfuggita temi delicati come la smobilitazione e il disarmo del movimento partigiano da parte delle truppe alleate, lo svuotamento di potere dei CLN, la conflittualità reducistica e i processi intentati dalla magistratura italiana contro ex partigiani, per fatti inerenti alla guerra di Liberazione nazionale, confusi, al di là della loro specificità giuridica, con il fenomeno repressivo-poliziesco scatenato contro gli attivisti politici e sindacali negli anni ’50. Ben curata è, al contrario, la parte relativa alla costruzione delle memorie pubbliche della Resistenza e alle pratiche commemorative-monumentali di tipo locale, in contrasto con la narrazione agiografica-istituzionale della guerra partigiana, legata alla tradizione patriottica del culto del soldato caduto, delle guerre risorgimentali e delle campagne di guerra del 1940-1943, momenti diversi e contrapponibili della storia d’Italia.

Michela Ponzani