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Clelia Pighetti – A Milano nell’Ottocento. Il lavorio scientifico e il giornalismo di Carlo Cattaneo – 2010

Clelia Pighetti
Milano, FrancoAngeli, 124 pp., Euro 16,00

Anno di pubblicazione: 2010

Clelia Pighetti ci offre un saggio curioso, che contribuisce a «smontare» alcuni assunti della storia della cultura italiana nell’età del Risorgimento. Lo scenario è la Milano degli anni ’30 e ’40 dell’800, che vide l’apertura della Società di incoraggiamento di arti e mestieri e ospitò il sesto congresso degli scienziati italiani. Eppure, afferma l’a., l’interesse della società civile per la scienza era scarso; mentre quanti si occupavano in vario modo di discipline della materia e della natura sentivano lontanissima la lezione teorica offerta dalla pur vicina Università di Pavia. In questo contesto si innesta l’esperienza del «Politecnico» di Carlo Cattaneo, un periodico intitolato al trionfo della «scienza sperimentale».Pighetti si addentra nel rapporto coltivato da Cattaneo con la scienza e con gli scienziati, sia nel periodo milanese che in quello svizzero. Le sue affermazioni sono disarmanti: «Gli scienziati, dunque, salveranno la società civile, ma il Cattaneo non li frequentava, forse non li amava. Innanzitutto il suo concetto di scienza sperimentale era più che ambiguo. Era vuoto» (p. 67); «Lo scarso interesse per gli scienziati come “persone” e la sua voluta estraneità rispetto agli studiosi svizzeri trova forse una giustificazione nelle sue modeste origini» (p. 97). Il Cattaneo ritratto da Pighetti è un intellettuale cresciuto alla scuola di Romagnosi e lanciato sulla via di un giornalismo «utile», che però aveva basi teoriche molto deboli. La mancata partecipazione dello stesso Cattaneo al congresso del 1844 diventa la spia di una distanza rispetto ai cultori delle scienze fisiche e naturali che svuoterebbe di senso molti dei richiami agli studi «positivi». Addirittura Pighetti ipotizza che Cattaneo si «burlasse» degli scienziati (p. 106), e che tante pagine della sua rivista debbano essere intese come prese di distanza rispetto agli entusiasmi scientisti degli anni ’40; tralasciando il fatto che molti degli articoli attribuiti a Cattaneo potrebbero essere opera di altri autori.È un volume peculiare e per più tratti suggestivo, diviso in tre parti. Nella prima è in scena il «lavorio scientifico» nella capitale lombarda. Nella seconda e nella terza il protagonista è Cattaneo, con le sue aporie e la sua faticosissima ricerca di un giornalismo avanzato e progressista. Altri personaggi emergono, come protagonisti della Milano scientifica, anche se secondo Pighetti era molto difficile parlare di una «comunità scientifica» nella Milano a cavallo tra anni ’30 e anni ’40. Ciò non toglie che questo spaccato di vita milanese, con tutte le sue incertezze, dovrebbe essere reintegrata appieno nella storia culturale lombarda, soprattutto in vista di celebrazioni più o meno vicine.Il Cattaneo di Pighetti è un intellettuale chiuso in un dialogo con se stesso, impegnato in un percorso che non volle condividere con altri. L’a. si serve della bibliografia più aggiornata sul personaggio – mentre per altre parti del volume i riferimenti appaiono un po’ datati. Nel complesso, come abbiamo detto, un volume curioso e piacevole, che con un linguaggio semplice fa entrare in scena protagonisti e comparse della «città scientifica» e ripercorre i loro più ambiziosi progetti.

Maria Pia Casalena