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Confartigianato. Dalle origini al consolidamento democratico (1946-1958)

Anna Pina Paladini
Milano, Guerini e Associati, 240 pp., € 17,50

Anno di pubblicazione: 2016

Il libro ricostruisce la vicenda storica della Confederazione generale italiana dell’artigianato, una delle più importanti organizzazioni di rappresentanza economica e sociale dell’Italia repubblicana. Il periodo esaminato va dal dopoguerra, quando la Confartigianato si costituì e mosse i primi passi a livello organizzativo e politico, al miracolo economico, quando essa raggiunse una solida stabilità istituzionale e acquisì una capacità evidente di tutela degli interessi della categoria. L’a. utilizza una notevole quantità di fonti, dall’archivio confederale ad alcuni fondi della Confindustria e della Dc, dalla stampa periodica agli atti parlamentari, questi ultimi preziosi per ripercorrere l’iter legislativo di normative cruciali per il settore.
Uno dei temi più interessanti del volume riguarda il confronto tra le diverse organizzazioni di rappresentanza. A tale proposito l’a. sottolinea la natura composita della prima Confederazione all’atto di nascita nel 1946, radicata nel Centro-sud e politicamente indipendente, per quanto vicina a liberali e democristiani; la dialettica con la Cna, legata alle sinistre e più forte nelle regioni del Nord; la scissione cattolica del 1948, quando, al fianco della «Generale», si costituì l’«Italiana», legata alla Dc; e infine la riunificazione di queste due nel 1955. Accanto al nodo dell’unità, l’altro problema delicato riguardava l’autonomia, soprattutto dai partiti, ma anche da Confindustria e Cgil: se la Cna tendeva a equiparare l’artigiano al lavoratore, preferendo il confronto con la Cgil, la Confartigianato lo vedeva come un imprenditore, privilegiando il dialogo sistematico con gli industriali. Il dibattito con questi ultimi fu sempre costruttivo, nonostante la volontà egemonica di Confindustria, che aveva una visione diversa della natura dell’azienda artigiana e della piccola impresa.
La linea autonoma della Confartigianato emerge in modo chiaro dall’analisi della sua politica «rivendicativa», dalle battaglie che essa avviò negli anni ’40 e dalle vittorie che conseguì negli anni ’50, riguardanti i quattro problemi fondamentali della categoria: il credito, affrontato con il potenziamento di Artigiancassa; la formazione professionale, in parte risolta con la legge sull’apprendistato del 1955; la definizione di «impresa artigiana», chiarita nel 1956 con la legge sulla disciplina giuridica del settore; il sistema di welfare, avviato sempre nel 1956 con il varo dell’assicurazione sanitaria obbligatoria.
Alla fine, sostiene giustamente l’a., i risultati di un impegno così intenso non tardarono ad arrivare. Infatti, alla prima prova di democrazia nel settore, con le elezioni per le Casse mutue e per le Commissioni provinciali e regionali dell’artigianato, effettuate tra il 1957 e il 1958, la Confartigianato risultò la prima sigla votata, ottenendo quasi la metà dei consensi. Anche per questo sarebbe interessante, oltre che necessario, studiarne la storia successiva, continuando a intrecciare vicende politiche, economiche, sociali e culturali.

Fabrizio Loreto