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Coopératives et mondes agricoles. France et Italie (1880-1950)

Niccolò Mignemi
Rennes, Presses universitaires de Rennes, 338 pp., € 25,00

Anno di pubblicazione: 2017

Le tesi di dottorato in Francia sono il punto d’arrivo di un progetto di ricerca passato
al vaglio di studiosi esperti che orientano il ricercatore sino all’esito finale e oltre, come in
questo lavoro di Niccolò Mignemi, che è senz’altro, per quanto snellito per la pubblicazione,
un lavoro esemplare. Esemplare anche per il taglio comparato con cui l’a. affronta
il tema della cooperazione nel settore agricolo in Italia e in Francia, ma ancor più per la
solidità e la consistenza della ricerca guidata da Gérard Béaur dell’École des hautes etudes
en sciences sociales, Cnrs, di Parigi.
L’analisi comparata parte da fine ’800, quando in Francia, in Italia e, per certi versi,
in Spagna si registrò nel settore agricolo la nascita dell’associazionismo cooperativo anche
per l’intervento di forze politiche democratiche e socialiste interessate a migliorare
le condizioni dei lavoratori della terra. Erano gli anni della crisi che investì l’agricoltura
europea per gli effetti della globalizzazione dei mercati e quindi della concorrenza agraria
degli Usa.
In questo senso il lavoro di Mignemi ricostruisce le fasi iniziali, difficili e incerte, del
movimento cooperativo, seguendo le varie esperienze e le varie forme cooperative anche
originali come nel caso delle affittanze collettive in Italia. L’a. ricostruisce anche lo sviluppo
delle cooperative nelle diverse aree geografiche all’interno dei singoli paesi. La debole
penetrazione iniziale nell’Italia di mezzo, quella della mezzadria, così come in Lombardia
e in Calabria, trovò un corrispettivo nella Francia settentrionale e centrale.
L’a. è molto attento e ha ben documentato lo sviluppo quantitativo e qualitativo
della cooperazione agricola avvalendosi di una vasta gamma di fonti e di statistiche. Certo
è che la cooperazione in campo agricolo fu tutto sommato uno straordinario mezzo
di modernizzazione dell’agricoltura con indubbio valore sociale, oltre che economico, e
come tale non poteva essere ostacolata, né dal fascismo, né dai comunisti italiani che, inizialmente
ostili alla cooperazione, se ne servirono ampiamente nel secondo dopoguerra.
Il lavoro di Mignemi si spinge sino al secondo dopoguerra che segna una discontinuità
più marcata in Italia che in Francia rispetto alle dinamiche economiche e allo sviluppo
dell’agricoltura nell’ambito del Mercato comune europeo.
In generale Mignemi non si lascia prendere dalla dimensione ideologico-politica
della cooperazione e verifica sempre con accuratezza i diversi esiti aziendali, molto diversi
fra Nord e Sud, specialmente in Italia. Questo aggiunge complessità e serietà al giudizio
storico. Una sola osservazione ci sentiamo di avanzare e cioè quella di dedicare, nel caso
italiano, una maggiore attenzione allo sviluppo dei consorzi agrari, che ebbero un ruolo
eccezionale nel processo di modernizzazione dell’agricoltura nell’Italia centro-settentrionale.
Mignemi ne è consapevole e ne parla in maniera appropriata (p. 77), ma in modo
sintetico.

Zeffiro Ciuffoletti