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Corti costituzionali e transizioni democratiche. Tre generazioni a confronto

Francesco Biagi
Bologna, il Mulino, 308 pp., € 24,00

Anno di pubblicazione: 2016

Nonostante i tanti volumi editi da quasi trent’anni sul tema della transizione, questo
ha una sua originalità per più motivi, di cui uno è riecheggiato dal sottotitolo. Le «generazioni
a confronto» sono i tre casi trattati, diversi per spazio (Italia, Spagna, Repubblica
Ceca) e per tempo (il secondo dopoguerra e gli anni ’50; gli anni ’70-’80; quelli dopo la
caduta del muro di Berlino). Ecco dunque gli inediti confronti su cui l’a. si interroga,
anche alla luce del recente processo in atto della cosiddetta «primavera araba». In sostanza,
come si è passati da una dittatura (di colore politico diverso) a un ordinamento democratico?
È questo l’ampio scenario diacronico dentro il quale l’a. individua un punto focale:
ovvero, il ruolo che ha avuto la presenza (o meno) di una Corte costituzionale nel rendere
effettivi diritti di libertà rispetto alle transizioni nei tre Stati nell’arco di un periodo più
o meno lungo.
Biagi, di formazione giuridica, è uno studioso attivo tra due città quali Heidelberg
e Bologna; e viene da pensare che anche questa sua specifica condizione professionale lo
abbia aiutato nella scelta della comparazione di questi casi. Una comparazione attenta
a individuare somiglianze e differenze, sia rispetto ai precedenti regimi in vigore nei tre
Stati, che rispetto alla pars costruens adottata dopo la transizione dai giudici delle tre magistrature
supreme.
Il capitolo I si sofferma su alcuni concetti e questioni, tra cui: la transizione sostanziale
e non solo quella formale; il ruolo di un nuovo testo costituzionale, un caso che si
attaglia bene all’Italia del 1948-1956 quando, a fronte di una nuova costituzione, le leggi
ordinarie in vigore erano spesso quelle dei precedenti regimi, liberale e fascista; i rapporti
spesso tesi delle nuove corti con i governi e le alte magistrature. I capitoli II, III e IV sono
dedicati rispettivamente: all’Italia di cui si segue la lunga gestazione e i primi anni di attività;
al caso spagnolo, in particolare riguardo a quattro specifici ambiti di intervento del
tribunale costituzionale coronati dal successo del suo agire; a quello ceco, il cui giudice
supremo si è ritagliato un ruolo anche nella giustizia di transizione e nei rapporti tra il
suo paese e le istituzioni sovranazionali. Delle tre Corti si analizzano diverse sentenze e
il conseguente apporto al superamento delle precedenti norme, nonché la funzione pedagogica
svolta nei confronti delle rispettive opinioni pubbliche. Il V capitolo compara
con acutezza le generazioni delle Corti, cioè l’effettivo modus operandi dei magistrati e i
condizionamenti che, in alcuni casi, li hanno limitati rispetto ai propri scopi originari.
La conclusione è che le tre generazioni di giudici, le tre Corti, abbiano avuto un ruolo
positivo nei rispettivi processi di transizione alla democrazia (si sono autolegittimate
anche vis-à-vis agli altri poteri dello Stato, governo in primis). Scritto in maniera spigliata,
chiaro nonostante le ampie fonti e la letteratura citate, il volume è di facile lettura anche
per chi conosca poco la storia del diritto e delle istituzioni

 Giovanni Focardi