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Da Murri a Meda. Momenti e figure del pensiero mitico nazionale tra Ottocento e Novecento (1898-1925)

Sergio Apruzzese
Roma, Aracne, 460 pp., € 22,00

Anno di pubblicazione: 2015

Il libro segue, a distanza di due anni, il repertorio della stampa periodica cattolica italiana dal 1898 al 1925 curato dall’a. per la Fondazione per le Scienze Religiose di Bolo- gna. Esso costituisce una prima messa in opera dei materiali schedati nel repertorio, col- locandosi come «anello di congiunzione fra il già fatto e il da fare (molto) su un territorio storico tanto dibattuto quanto sovente poco carpito e compreso nella sua interna tensione spirituale» (p. 15). Il «territorio» cui si riferisce l’a. corrisponde all’impegno di una genera- zione di intellettuali cattolici nati attorno al 1870 o nel decennio seguente – alcuni di loro sacerdoti, come Murri, Gemelli, Olgiati, Semeria; altri laici, come Meda e Tommaso Gal- larati Scotti – in direzione della costruzione di una nazione «più grande e più cristiana» sulle ceneri della «piccola» Italia postunitaria, ostaggio – ai loro occhi, naturalmente – del
«materialismo gretto e acuto» delle sue élite (Murri, ad esempio, cit. a p. 36).
L’a. ripercorre quest’impegno soffermandosi su quattro delle sue tappe fondamenta- li, cui sono dedicati altrettanti capitoli: «Cultura sociale» (1898-1906), la rivista fondata a Roma da Romolo Murri (Capitolo I); «Il Rinnovamento» (1907-1909), il semestrale inaugurato a Milano da Antonio Aiace Alfieri, Alessandro Casati e Tommaso Gallarati Scotti (Capitolo II); la «Rivista di filosofia neo-scolastica» (1909-) e «Vita e pensiero» (1914-), i due principali organi dei cattolici milanesi riuniti attorno ad Agostino Gemelli (Capitolo III); infine «Civitas» (1919-1925), il mensile fondato a Roma da Filippo Meda (Capitolo IV). Seguono due capitoletti conclusivi, e un’Antologia di scritti.
Sul piano interpretativo, il pur articolato percorso di lettura proposto dall’a. risente, almeno parzialmente, di un insufficiente confronto con la storiografia sull’argomento, così come – per quel che riguarda gli studi presi in considerazione – di un approccio a tratti incomprensibilmente polemico (penso alle preziose distinzioni di Renato Moro). Nessun cenno, ad esempio, agli studi sul nesso religione/guerra/nazione nell’Italia contemporanea pubblicati negli ultimi quindici anni (Ceci, Francia, Menozzi), con il risultato di trascura- re completamente alcuni aspetti cruciali dell’assunzione del «mito della nazione» da parte del mondo cattolico. A partire dal retroterra intransigente di quell’assunzione, con tutto quel che ne consegue in termini di relazioni fra le due «costellazioni mitologiche» della
«nazione» e della «cristianità».

Sante Lesti