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Daniela Durissini – Montagne per passione. Alpinismo femminile nelle Alpi orientali tra le due guerre – 2003

Daniela Durissini
Trieste, Lint, pp. 158, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2003

Sono storie affascinanti quelle che ha raccolto con pazienza e attenzione l’autrice di questo volume, il cui scopo ?prioritario è, in definitiva, quello di mettere in luce le figure di alpiniste, alcune delle quali, negli anni successivi a quelli trattati, furono dimenticate, rendendo loro giustizia, sia come donne che come rocciatrici? (p. 73). Ecco che così viene richiamata alla memoria, grazie soprattutto a una minuziosa ricerca nelle riviste delle locali sezioni del CAI, una generazione di donne, che hanno fatto la storia dell’alpinismo nelle Alpi carniche e giulie fra i primi del Novecento e la Seconda Guerra mondiale, in un periodo in cui all’alpinismo di esplorazione nelle Alpi orientali si era ormai sostituito l’alpinismo sportivo. Oasi di una pur assai relativa uguaglianza dei sessi è soprattutto l’ambiente triestino, raccolto attorno al GARS, fondato nel 1929 ? il Gruppo alpinisti rocciatori e sciatori della Società alpina delle Giulie, Sezione di Trieste del CAI ?, che a sua volta risente favorevolmente dell’influenza slovena tradizionalmente più aperta a una presenza femminile, nonché della presenza carismatica del grande Emilio Comici. Marina Ieralla, Olga Bois de Chesne, Livia Cesare, Valda Driussi, Jolanda Basadonna, Luisa Fanton, Graziella Manzutto, Lea Kulot, le sorelle Zuani, Edvige Muschi, Germana Ucosich, Massimina Cernuschi… sono decine le alpiniste che meritano di essere ricordate al pari delle più note Paula Weisinger, Mary Varale e (nell’ambito delle Alpi occidentali) Ninì Pietrasanta Boccalatte. Ad alcune di esse sono stati intitolati rifugi, vie, cime; hanno aperto vie nuove, hanno effettuato prime ripetizioni, sono state prime di cordata, seconde, oppure terze, al seguito di clienti accompagnati da guide. In generale hanno scelto la montagna per passione e soprattutto per seguire i propri compagni, spesso grandi alpinisti e, una volta divenute mogli e madri hanno rarefatto le salite, rimanendo all’ombra dei loro uomini. Questa è, secondo l’autrice, la ragione della loro scarsa visibilità nella storia dell’alpinismo, oltre, cosa peraltro ovvia, al maschilismo insito in un’attività eroica e talora brutale ? come sempre più era vissuto l’alpinismo dopo gli sconquassi prodotti dalla Prima Guerra mondiale ? amplificato da quel che della propaganda fascista filtrava nelle istituzioni e organizzazioni sportive. Ma giustamente, la Durissini non calca la mano sull’influenza del regime: l’?emancipazione femminile? in montagna ha una storia lunga e tormentata, come dimostra, ancora alla fine degli anni Sessanta, il rifiuto espresso dal CAI di ammettere fra gli accademici una delle sue più grandi alpiniste, Silvia Metzeltin, che dovette attendere fino al 1978.
E proprio alla voce di Silvia Metzeltin, alpinista e studiosa, la Durissini affida spesso i commenti sull’attività delle donne in montagna, così come lascia le numerose e necessarie descrizioni tecniche delle vie alla voce del compagno della Metzeltin, Gino Buscaini, alpinista, scrittore, e per tanti anni responsabile delle guide del CAI. Completano questo libro un apparato fotografico bello e interessante e un indispensabile indice dei nomi e dei luoghi.

Luisa Azzolini