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Daniela Rossini (a cura di) – Le americane. Donne e immagini di donne fra Belle Epoque e fascismo, – 2008

Daniela Rossini (a cura di)
Roma, Biblink, 285 pp., euro 27,00

Anno di pubblicazione: 2008

Il volume, nato da un panel tenuto in occasione del IV Congresso della Società delle Storiche (2007), raccoglie contributi di sette studiose, oltre l’introduzione della curatrice.Nel saggio introduttivo Rossini ripercorre le tappe del rapporto Usa-Italia, per quanto riguardò la circolazione di modelli e culture politiche, dalla fine del XIX secolo alla vigilia del secondo conflitto mondiale. Anticipando quelli che saranno i temi centrali di alcuni saggi, Rossini pone l’accento su due aspetti: il ruolo giocato dall’iconografia moderna e la parte avuta dalle istituzioni della propaganda nel processo di costruzione e affermazione della «donna nuova» – di volta in volta diva del cinema, «maschietta» o «casalinga felice».Mentre Pisa sottolinea le persistenti differenze tra due modi di intendere l’attività politica – incline al separatismo quello dell’americana Addams, legato ai partiti nazionali quello della milanese Adami – tra inizio secolo e primo dopoguerra, Grossi insiste piuttosto, trattando della fortuna del «taylorismo domestico», sulle traduzioni e gli adattamenti che fecero da filtro tra le due sponde dell’Atlantico, arginando l’avanzata dell’American way of life e tranquillizzando quanti – soprattutto i demografi, protagonisti del saggio di Nacci – lamentavano la diffusione di costumi pericolosi per l’istituto familiare e la fecondità nazionale. Di circolazione di modelli, immagini e saperi si occupano pure Tedeschini Lalli e Ricciardi, ricostruendo due percorsi – quelli della pittrice Romaine Brooks e della scultrice Nancy McCormack – profondamente segnati dai soggiorni in Italia. Lesbica la prima e divorziata la seconda, esse offrirono forti testimonianze della propria alterità rispetto all’universo femminile del Vecchio Mondo.Isaggi di Moschini e Scatamacchia hanno al centro interpreti di spicco, impegnate nel versante politico e in quello delle nuove arti, le cui vicende rendono conto delle contraddizioni proprie del medesimo contesto da cui il mito della «donna nuova» traeva origine. Nell Brinkley – modesta ragazza del West giunta a fama e ricchezza grazie al talento – esaltò nei suoi fumetti l’ottimismo delle giovani self-made women. Charlotte Perkins, al contrario, denunciò i limiti e le ipocrisie che ritardavano il superamento dell’oppressione patriarcale.Frequenti i rimandi agli studi di De Grazia, in particolare a quell’Impero irresistibile (trad. it. Torino, 2006) che costituisce per molte delle aa. il termine di confronto. La struttura diseguale del volume, che affianca analisi comparate e studi biografici, approfondimenti su questioni note e casi di studio originali, così come il ricorso a un novero eterogeneo di fonti, non aiutano a formulare un giudizio netto sul contributo da esso apportato a un filone che negli ultimi anni si è arricchito di lavori molto significativi. Di grande interesse, e meritevole di essere sviluppato più sistematicamente per il caso italiano, è comunque il focus appuntato sulle nuove professionalità (dal fumetto alla fotografia, dal giornalismo all’insegnamento superiore) attraverso le quali le donne si fecero artefici della propria immagine pubblica di fronte alla società di massa dell’entre-deux-guerres.

Maria Pia Casalena