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Dante Liano – Dizionario biografico degli italiani in Centroamerica – 2003

Dante Liano
Milano, Vita e Pensiero, pp. 168, euro 15,00

Anno di pubblicazione: 2003

Questo dizionario italo-centroamericano è un volume curioso, sicuramente incompiuto ma anche a suo modo interessante. L’idea è quella di sfruttare la limitatezza di proporzioni dell’emigrazione italiana in America centrale, per cercare di ricrearne una mappatura il più possibile realistica e suggestiva. Il curatore del testo, l’italo-guatemalteco Dante Liano, si è avvalso della supervisione scientifica di Giuseppe Bellini e di un’equipe di ricerca (Campani, Craveri, Martínez, Pedone e Spinato-Bruschi). Riguardo al lavoro sulle fonti, lo sforzo dei ricercatori si è concentrato sull’esigua ma qualitativamente significativa bibliografia esistente e sui documenti disponibili presso il Ministero degli Affari esteri, il Centro studi sull’emigrazione e in alcuni archivi privati e religiosi; a ciò si è aggiunto un lavoro di raccolta di dati, attraverso questionari distribuiti tra le comunità italiane in Centroamerica. Il lavoro di scavo è stato indubbiamente significativo, anche se proprio sul terreno documentale si riscontrano una serie di contraddizioni, da un certo squilibrio geografico ad alcune scelte eccessivamente ?disinvolte’. Stupisce ad esempio l’inserimento di figure come Cristoforo Colombo che, al di là dell’arricchimento del pedigree della comunità italiana, poco sembrano c’entrare con l’economia del lavoro. Cruciale per comprendere i caratteri dell’emigrazione italiana verso quelle regioni risulta invece la stagione compresa tra il 1870 e il 1890, che coincise con il boom della fase cafetalera e l’affermazione di governi ?modernizzatori’, in cui sempre più marcata diveniva la connessione tra esercito e oligarchie. Questi diedero vita anche a tentativi di pianificazione di politiche immigratorie, come quello di Reina Barrios in Guatemala; un fenomeno poco studiato, che si estendeva però dall’Argentina al Messico, sulla base dell’idea elaborata da científicos ed élite criolle per cui l’emigrazione europea poteva rappresentare un elemento di progresso rurale, di fronte ai ?ritardi’ delle popolazioni indigene. Dalle ricostruzioni emerge quindi una sorta di doppio binario migratorio, che distingue tra quei contadini che partirono dall’Italia a ondate ben precise e quei professionisti che in modo ininterrotto varcarono l’oceano alla ricerca del ?mito americano?. Tra questi emigranti l’impatto con la realtà centroamericana fu tutt’altro che indolore: molti morirono per condizioni di lavoro e malattie tropicali, altri furono vittime di truffe o organizzarono forme di resistenza (proprio gli italiani furono protagonisti nel 1888 del primo sciopero del Costa Rica). Diversi riuscirono però anche a ottenere una ?posizione?, trasformandosi a propria volta in terratenientes rurali, mentre nelle élites urbane si affermavano famiglie che sarebbero arrivate a pesare nelle oligarchie dei paesi d’adozione. Per quanto concerne infine l’emigrazione ?religiosa’, se approfondito mi sembra il lavoro compiuto presso gli archivi di salesiani e somaschi, diverse lacune emergono in relazione ad altri ordini, a cominciare dai gesuiti. Il testo è quindi (consapevolmente) incompleto ma offre un utile punto di partenza per avviare future investigazioni.

Massimo De Giuseppe