Cerca

Daria De Donno – Memorie familiari e storie di comunità. Il «Libro di casa» dei Pellegrino di Melpignano (secc. XVIII-XIX) – 2006

Daria De Donno
Galatina, Congedo, 265 pp., euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2006

Il principale pregio del volume è esplicitato dalla scelta di intitolarlo al plurale. Sebbene, infatti, tutta la seconda parte (pp. 109-253, compreso un utile Glossario) sia dedicata alla trascrizione integrale del Libro di casa ? scelta forse discutibile, vista anche la persistente durezza ed essenzialità della lingua adoperata pur nel variare della cultura degli scriventi ? l’ampia e informata introduzione (pp. 11-88, più tavole genealogiche e tabelle sull’andamento patrimoniale) traccia un quadro metodologico e storiografico ampio, valorizzando la fonte anche al di là di ciò che essa dice. L’autrice mostra come l’intreccio tra storia familiare (e individuale) e storia di comunità oltrepassi i limiti di quella che con qualche diffidenza si definisce tradizionalmente «storia locale», tratteggiando i caratteri di una «periferia» (p. 35), nello specifico una piccola località in Terra d’Otranto, che ne riecheggia molte altre quanto a dinamiche sociali e patrimoniali. Il lasso di tempo entro il quale i capifamiglia redigono le memorie, dal 1761 al 1840 circa, è significativo per l’innescarsi di meccanismi di articolazione sociale validi quanto meno a dimensione nazionale. I libri di casa e di famiglia posseggono potenzialità interpretative notevoli se collegati alla formazione di un ceto borghese che, come la realtà italiana dà ampio agio di verificare, presenta a lungo i «i tratti tipici del rentier» (p. 52). I Pellegrino ascendono dalla condizione di agricoltori esemplarmente attenti alla costruzione di reti di relazione (classiche le strategie matrimoniali) introducendo alcuni componenti della famiglia nella Chiesa e poi nelle professioni liberali: dapprima la medicina, poi il diritto. Sarà l’affermazione in quest’ultimo, prestigioso settore professionale a sancire l’uscita dal microcosmo provinciale per trasferirsi a Lecce e a Napoli, non senza un impegno politico nella nuova Italia i cui contorni si situano però al di fuori dei limiti del Libro di casa. In età rivoluzionario-napoleonica il Libro moltiplica le annotazioni di carattere pubblico, documentando un’affannosa ricerca di sopravvivenza, anche individuale. Si può così leggere lo schizzo di una vicenda individuale diversa dalle anodine note relative a nascite, morti e appannaggi dotali mutuate dal linguaggio notarile, e invero generalmente inadeguate ad introdurci a quella «sfera affettiva ed emozionale» cui pure l’autrice allude a p. 25; e cioè il «salvataggio» di Giuseppe Nicola Pellegrino dall’arruolamento nel corpo dei Veliti, per il quale il padre spende un piccolo patrimonio (p. 215). Sarà proprio questo esborso, al momento assai penoso, a determinare il definitivo passaggio del giovane a Napoli e la sua carriera legale: un gesto apparentemente dettato dal semplice affetto paterno finisce per apparire strategico nel dispiegarsi dell’ascesa familiare al di fuori degli stretti limiti della località e del ceto di origine. «Grande» e «piccola» storia ? peraltro mai disgiunte ? si fondono così in modo evidente, mostrando l’avvio di tempi nuovi che i redattori del Libro possono solo intuire.

Paola Magnarelli