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Daria Gabusi, Liviana Rocchi – Le feste della Repubblica. 25 aprile e 2 giugno – 2006

Daria Gabusi, Liviana Rocchi
Brescia, Morcelliana, 545 pp., euro 38,00

Anno di pubblicazione: 2006

Studiose di storia dei processi educativi, della cultura e dell’educazione, le autrici collocano il loro lavoro «all’incrocio degli studi sull’identità nazionale, da una parte, e delle ricerche sull’educazione politico-civile, dall’altra» (p. 17), muovendosi «in una prospettiva di studio incentrata sulla rilevanza simbolico-educativa delle due feste» (p. 19) prese in considerazione. La scelta di concentrarsi solo sul 25 aprile e sul 2 giugno, però, ha indebolito il ragionamento sul recupero della memoria della Grande guerra, che avrebbe richiesto una riflessione sul 4 novembre, e la ricostruzione della vicenda del monumento a Mazzini, nella quale lo studio dell’anniversario della Repubblica romana avrebbe dato maggiore prospettiva ? restituendogli anche la giusta intensità ? alla contrapposizione tra l’universo laico e una parte del mondo cattolico. Come ha sostenuto Fulvio De Giorgi nell’esaustiva presentazione, Gabusi e Rocchi riescono a sciogliere il nodo gordiano «del rapporto tra fascismo e post-fascismo, tra liturgia del culto del littorio e ritualità civile repubblicana» (p. 10) mostrando le diverse polarità che si produssero nelle feste repubblicane, ma confutando al contempo l’idea che le stesse potessero minare l’efficacia della religione civile repubblicana. Anzi, proprio la «debolezza» della ritualità repubblicana la distingueva dal culto del littorio e la rendeva adatta a quella difficile opera di formazione alla cittadinanza democratica che costituiva l’obiettivo prioritario della classe dirigente tutta. Ragionata appare la scelta delle fonti archivistiche e giornalistiche tra le quali, tuttavia, spicca l’assenza delle testate facenti riferimento all’area laica (PLI, PRI, PSDI e Pd’A). Nei capitoli dedicati al 25 aprile, inoltre, sembra mancare una sufficiente interazione tra le fonti. Molto accurata è invece la compilazione delle note. L’arco cronologico del lavoro si estende dal 1946 al 1953 nella «convinzione che gli anni più vicini all’avvenimento celebrato siano stati decisivi per la costruzione dei miti di fondazione della nuova Italia e per la realizzazione di ciò che poi è stato commemorato nei riti civili» (p. 21). Il testo, troppo lungo nelle descrizioni e con citazioni eccessivamente prolisse, contiene anche un breve, ma significativo, inserto iconografico. L’introduzione, ben strutturata e di ampio respiro, dedica ampio spazio alle vicende successive al 1953, anche se appare un po’ troppo sbrigativa nella ricostruzione dell’iter che portò alla legge del 27 maggio 1949. Particolarmente ben fatti sono i capitoli dedicati al 2 giugno, opportunamente calati nel lungo periodo, con una puntuale attenzione riservata agli elementi strutturali, rituali e coreografici e con un appropriato spazio per quelli più ludici della festa popolare. Infine, gli aspetti maggiormente originali del lavoro si trovano nella terza parte rivolta all’analisi dei simboli della patria, mettendo in risalto l’idea «di un processo di rinnovamento nella continuità» (p. 420), del culto dei caduti, distinguendo sottilmente tra l’eroismo esaltato il 2 giugno e il martirio commemorato il 25 aprile, e della trasformazione dell’identità di genere e dell’educazione della gioventù.

Yuri Guaiana