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Dario Venegoni – Uomini, donne e bambini nel lager di Bolzano. Una tragedia italiana in 7809 storie individuali – 2004

Dario Venegoni
Milano, Mimesis, pp. 398, euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2004

Il volume fa ulteriormente avanzare gli studi sul lager di Bolzano, sinora abbastanza trascurato dalla ricerca. L’autore, i cui genitori sono stati deportati nel campo sudtirolese per la loro attività antifascista, rivede la visione sinora dominante del lager di via Resia come mero luogo di sosta e di passaggio prima del trasporto dei deportati oltr’Alpe, sottolineandone la funzione autonoma in particolar modo dopo l’interruzione della linea ferroviaria del Brennero nel febbraio 1945 per i bombardamenti alleati. Le pagine introduttive illustrano i criteri metodologici seguiti nella compilazione delle schede sui detenuti nel campo (7809 nella prima edizione di cui qui si dà conto, 7982 in una seconda versione consultabile per ora solo on line sul sito dell’ANED), forniscono informazioni circa le diverse fonti edite e inedite utilizzate, e tracciano uno spaccato sulle condizioni di vita e di lavoro del campo (in particolar modo del blocco ?Celle?), ?un luogo di violenza e di terrore per centinaia, migliaia di uomini, donne e bambini? (p. 32), il cui elenco non può non caricarsi di un velo di orrore. L’esame dei registri del carcere di San Vittore, uno dei punti di prima raccolta, delle date di partenza da Bolzano e delle testimonianze orali dei superstiti permette di confermare la tesi della pianificazione delle deportazioni verso luoghi spesso già stabiliti al momento dell’arresto. La provenienza dei reclusi, pur mostrando una prevalenza di settentrionali, mette in luce la presenza anche di italiani provenienti dalle regioni centromeridionali, nonché di circa 150 persone di 29 altre nazioni. Forte, laddove sia accertabile la professione, è la presenza operaia, a testimonianza del ruolo di centro di resistenza costituito dalle aree urbane industriali. L’autore pone anche l’accento sulla presenza di campi satelliti dove i reclusi erano inviati per compiere lavori stradali o di trasferimento sotto terra di impianti industriali, mentre degno di nota è lo spaccato sulle forme di assistenza, solidarietà e resistenza interne ed esterne al campo, nelle quali largo peso ebbero le donne.
Pur con questi meriti l’opera è purtroppo carente dal punto di vista metodologico. Il volume si avvale, tra gli altri, degli elenchi di Italo Tibaldi (ex deportato nel lager di Mauthausen, e a cui il volume stesso è dedicato), compilati in più di cinquant’anni di meticolosa ricerca. Sono tanti, però, i casi in cui le schede personali fanno riferimento a dati ricavati dalle liste Ribaldi, fino a qualche tempo fa consultabili on line sul sito dell’ANED (sito di cui lo stesso Venegoni è curatore), anche quando si tratta di informazioni che in tali liste assolutamente non comparivano. Inoltre, non vengono esplicitati i riferimenti a ulteriori studi e ricerche (pubblicati e non) di cui pure l’autore si è avvalso. Ciò espone l’opera all’accusa di infondatezza, tanto più che proprio su tali carenze giocano le interessate confutazioni di parte negazionista. Nella seconda edizione on line (di cui è annunciata la stampa con data 2005), alcune di queste mende risultano corrette, ma in misura ancora parziale.

Giovanni Villari