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Debora de Fazio – «Il sole dell’avvenire». Lingua, lessico e testualità del primo socialismo italiano – 2008

Debora de Fazio
presentazione di Max Pfister, Lecce, Congedo, 606 pp., euro 45,00

Anno di pubblicazione: 2008

Rielaborazione di una tesi di dottorato romana, il volume offre un fondamentale contributo alla storia del movimento operaio, vista sotto l’aspetto del linguaggio utilizzato nell’attività politica, nella propaganda, nella riflessione, un tema già al centro di importanti studi di Michele Cortelazzo e di Pietro Trifone. L’arco cronologico coperto dal corpus di testi va dal 1871 al 1913: per il tipo di studio è senz’altro ampio, se si tiene presente che importanti lavori, centrati su congiunture rivoluzionarie, come Lingua e rivoluzione di Ermanno Leso (1991) o il vecchio Le vocabulaire politique et social di Jean Dubois (1962), coprono quattro o cinque anni. Anche il novero delle fonti spogliate è ragguardevole: si va dalle riviste (una settantina di articoli dalla «Critica Sociale») ai giornali (oltre seicento numeri de l’«Avanti!»), dagli opuscoli di propaganda (una sessantina) a una scelta di scritti di Turati, Cafiero, Costa, Bovio, Ferri, Labriola, Merlino, Bonomi e Treves, fino ad una sezione del carteggio Turati-Kuliscioff (1910-1911). La ricerca è articolata in quattro grandi aree, alle quali corrispondono altrettanti capitoli del volume. L’analisi linguistica rivela una lingua medio-alta, pienamente corrispondente a quella del tempo (anche nelle oscillazioni della grafia, fonologica e morfologica) e aderente al modello manzoniano, per quanto la sintassi sia sospesa fra matrici letterario-burocratiche e riferimenti al mondo dell’oralità. La struttura argomentativa del linguaggio socialista alterna registri persuasivi e suggestivi: la retorica tradizionale rappresenta un mezzo per la costruzione di nuove modalità comunicative, più democratiche; quanto ai campi semantici, è significativa la presenza del sottocodice religioso (spesso in funzione polemica contro la vecchia religione cattolica e la nuova religione del capitale), di nuovi miti politici (fratellanza, libertà, eguaglianza, pace e amore), del linguaggio bellico-militare e di quello medico-biologico (e anche psicologico), ma anche del lessico concreto e realistico che si vale di detti e locuzioni popolari. In un linguaggio privo di lessico specifico e dunque semanticamente instabile com’è quello politico, particolare importanza riveste le formazione delle parole, ad esempio con la prefissazione (come nel caso di anti-), ma soprattutto con la suffissazione (come con -ismo o -ista). Infine, la componente alloglotta del lessico è notevole: sono forestierismi circa un terzo delle voci selezionate, un quarto delle quali francesismi, a conferma della posizione cruciale della lingua d’oltralpe nel nostro ‘800. Allo studio, come è consuetudine in questo genere di ricerche, segue un ricchissimo glossario che occupa tre quarti del volume: più di mille lemmi, da abitué a zitellonaggio, che costituiscono un prezioso strumento di lavoro dal quale gli studiosi non potranno prescindere.

Michele Nani