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Delfina Tromboni – «Donne di sentimenti tendenziosi». Sovversive nelle schedature politiche del Novecento – 2006

Delfina Tromboni
Ferrara, Edizioni Nuove Carte, 125 pp., euro 12,00

Anno di pubblicazione: 2006

Il volume prende spunto da una fonte di grande interesse: centotrenta fascicoli di donne ferraresi schedate dal 1901 al 1944, conservati presso il Casellario politico centrale dell’ACS e l’Archivio di Stato di Ferrara. Sulla base di tale documentazione sono elaborate sessantuno biografie che, sia pure sinteticamente, ci restituiscono un mondo di vite femminili intense e sofferte. Sono donne, per lo più di estrazione popolare, protagoniste di drastiche cesure che scaturiscono da precise opzioni politiche, ma anche da più profonde istanze di ribellione. Si tratta di braccianti, operaie, sarte, camiciaie, ricamatrici, levatrici, maestre; soltanto una volta troviamo una giornalista. L’autrice annota minuziosamente: «31 di queste donne durante il periodo della schedatura risultano sposate o conviventi, 24 hanno figli, una di loro è definita affetta da l’Esbica, scritto esattamente così» (p. 15). All’interno di questo mondo femminile si avverte con forza l’influenza delle culture sindacali e politiche del Novecento: 23 sono antifasciste, 20 comuniste, 134 socialiste, 4 anarchiche, 1 repubblicana. Importante inoltre la componente generazionale. Le più anziane sono attive in età giolittiana e rientrano nei diversi filoni della cultura politica socialista, riformista e massimalista, ma anche in quelle repubblicana e anarchica. Questa generazione, e ancor più quella successiva, vengono coinvolte nei processi storici che segnano la prima metà del Novecento: prima guerra mondiale, fascismo, secondo conflitto mondiale, Resistenza. Fanno da raccordo l’istanza pacifista e l’antifascismo. Ma si incrociano anche altre eventi tragici. Elodia Manservigi, sarta, nel 1922 emigra in URSS con il marito e il fratello, entrambi comunisti. Tutti e tre incappano nelle purghe staliniane ed Elodia, nel 1940, viene condannata a cinque anni di lavori forzati. Nel volume, oltre le 61 note biografiche, sono più ampiamente tratteggiate quattro figure: Jone Guglielmini, Parisina Bertocchi, Teresa Andretti, Cerere Bignolati. I profili ne ricostruiscono l’attività politica e sindacale, lasciano intravedere i rapporti familiari che sorreggono e rafforzano le scelte di vita, mettono in luce il ruolo dirigente svolto, in qualche caso, nell’antifascismo clandestino, raccontano una drammatica esperienza di internamento a Ravensbruck. Il libro risulta uno strumento efficace nel valorizzare la fonte documentaria. È invece poco approfondita l’analisi dei nodi storici ed esistenziali che le biografie suggeriscono, il che rende difficile cogliere le connessioni tra le diverse biografie. In verità Tromboni prova a suggerire un filo conduttore: «una particolare attitudine al ricercare la libertà, sociale, ma anche per sé, che si coniuga, a tratti, con quella che chiamiamo libertà femminile» (p. 23). Si tratta però soltanto di una suggestione o, forse, di una possibile pista di ricerca.

Gloria Chianese