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Dentro la guerra. Le italiane dal 1915 al 1918

Emma Schiavon
Milano, Le Monnier, 213 pp., € 14,00

Anno di pubblicazione: 2018

Dentro la guerra di Emma Schiavon è un libro prezioso che in 200 pagine offre il panorama degli immensi sconvolgimenti che la Grande guerra ha prodotto nelle vite delle italiane. I tre anni di guerra costituiscono un tempo «assoluto», il taglio epocale che bru- scamente, e definitivamente, spezza la coda del lungo ’800. «Qui null’altro di nuovo, tutte donne per campagna, per le vie, in chiesa, donne donnerum, donnibus, omnes donnes hai capito?» (p. 27), scriveva scherzosamente Alselma Ongari al marito, nell’aprile 1915, da un paesino in provincia di Trento. Di lì a poco anche in Italia, al di là della frontiera austriaca, il paesaggio umano sarebbe cambiato. Non solo Omnes donnes, ma donne al posto degli uomini, nelle città e nelle campagne.
È solo negli ultimi tre decenni che la storiografia italiana – grazie soprattutto al lavoro delle storiche – ha fatto giustizia della rimozione delle donne dallo scenario della ultima guerra «maschile». Le italiane furono certamente meno toccate dalle sofferenze e dalla morte. Ma tutte – dalle borghesi attive nelle mille iniziative del «fronte interno» alle operaie e contadine obbligate a svolgere attività lavorative che erano state, fino ad allora, esclusivamente maschili – subirono gli effetti devastanti di un conflitto che provocò la morte di circa 600.000 soldati (altrettanti fecero ritorno a casa gravemente feriti, amma- lati e mutilati). Il libro di Emma Schiavon ha il merito di tirare le fila delle ricerche, fino alle più recenti, che hanno messo in luce, come e quanto la Grande guerra abbia scon- volto gerarchie sessuali, pratiche e regole sociali, mode e stili di vita del «mondo di ieri» femminile. Le italiane ebbero chiara consapevolezza dell’immenso sconquasso che, «al netto di fatiche, apprensioni e sofferenze» (p. 12), consentirono loro di vivere esperienze di straordinaria autonomia, di visibilità e autorità.
L’indice del volume è la mappa eloquente delle nuove declinazioni della femminilità nazionale imposte dalla guerra europea. Per mettere in risalto la dissonanza tra le nuove opportunità offerte alle donne e il «discorso riduttivo e anacronistico» (p. 10) di cui furo- no oggetto, l’a. ha diviso il suo saggio proprio in due parti. Nella prima parte del volume analizza i cambiamenti sociali ed economici vissuti dalle donne in differenti condizioni personali e lavorative. Pacifiste e interventiste, contadine e operaie, impiegate, insegnanti, commercianti, scrittrici, giornaliste, artiste, militanti politiche. Nella seconda parte, dedi- cata alle «Figure simbolo fra realtà e immaginario», prosegue l’analisi dei «tipi sociali» più emblematici nati dalla distanza abissale tra la tragica quotidianità dei combattenti e le va- rie disobbedienze morali del «fronte interno». Era su di loro che tornava insistentemente il discorso pubblico. Le vilipese categorie delle «nemiche interne» (mogli tedesche, madri sentimentali e fidanzate infedeli) e delle «immorali» (ballerine, amanti del lusso, tranviere) preannunciano i conflitti pubblici e privati della società postbellica.

Michela De Giorgio