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Die akademische «Achse Berlin-Rom»? Der wissenschaftlich-kulturelle Austausch zwischen Italien und Deutschland 1920-1945

Andrea Albrecht, Lutz Danneberg, Simone De Angelis (Hg.)
Berlin/Boston, De Gruyter, 445 pp., € 119,95

Anno di pubblicazione:

Il volume raccoglie i contributi di due incontri internazionali interdisciplinari tenuti
rispettivamente nel 2014 e nel 2016. Sotto il titolo dalla sfumatura provocatoria,
che parla dell’asse accademico tra Berlino e Roma e dello scambio scientifico-culturale
tra Italia e Germania negli anni 1920-1945 (ma con un punto interrogativo), i curatori
intendono approfondire un campo di studi ormai consolidato, partendo dal presupposto
della stretta relazione non solo politico-militare, ma anche culturale tra la Germania di
Hitler e l’Italia di Mussolini. Provocatoria, in effetti, dovrà apparire l’ipotesi base del libro
a chi rimane convinto del carattere forzato ovvero puramente contingente piuttosto che
sostanziale dell’alleanza italo-tedesca all’epoca delle dittature. Comunque, nel novembre
1938 fu firmato l’accordo sulla cultura (Kulturabkommen) tra i due governi lungamente
discusso dal ministro dell’educazione del Reich, Bernhard Rust, e dal suo collega italiano
Giuseppe Bottai. Il trattato mirava a «sviluppare ampiamente la base spirituale di questa
nuova epoca, da cui nasce la forza creativa di ogni riorganizzazione, per dar vita anche nel
campo della cultura ad un fronte rivoluzionario di popoli giovani ricostruttivo e culturalmente
creativo» (così nel mensile ufficiale Berlin. Rom. Tokio, febbraio 1940).
Se da un lato la storiografia definisce quel trattato un preludio al patto d’acciaio e
all’alleanza bellica tra i due Stati, dall’altro si riconosce una certa superficialità delle cooperazioni
concrete. Sembra difficile dimostrare un coinvolgimento su ampia scala nell’approfondimento
dei rapporti culturali. Di conseguenza i saggi del volume si concentrano
piuttosto su figure di spicco (sullo stesso Bottai, ma anche su Ernst Robert Curtius, Ernesto
Grassi etc.) e, in secondo luogo, su singoli campi di studi (giurisprudenza, filosofia,
matematica, storia dell’arte etc.). Un terzo settore d’indagine del libro riguarda la risonanza
presso i tedeschi della figura del duce e le riflessioni contemporanee relative ad un
possibile transfer del modello italiano verso la Germania.
A ragione si ricorda la notevole mole di studi prodotti nel mondo accademico tedesco
dedicati al fenomeno del fascismo considerato quale risposta rivoluzionaria e al
contempo paradigmatica alle dinamiche politiche e sociali dell’epoca. Particolare interesse
rivestono i contributi sul tema dell’«umanesimo» riscoperto e lanciato da studiosi come
Werner Jaeger e Ernesto Grassi. I saggi ricostruiscono la qualità semantica aperta dei concetti
di umanesimo, atti a servire sia da contraltare al fascismo sia da sostegno all’ideologia
della superiorità della civiltà romana-italiana nei confronti del germanesimo.
Per il futuro, è auspicabile l’estensione degli studi relativi ai rapporti italo-tedeschi
sotto le dittature ad ulteriori protagonisti come per esempio il clero cattolico.

Christiane Liermann Traniello