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Dieter Richter – Napoli cosmopolita. Viaggiatori e comunità straniere nell’Ottocento – 2002

Dieter Richter
Napoli, Electa Napoli, pp. 141, euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2002

Ennesima opera che pilucca nelle memorie e nei racconti dei viaggiatori stranieri a Napoli tra il XVIII e il XIX secolo con qualche incursione tra le carte di polizia relative al movimento degli stranieri, il libro di Richter si segnala esclusivamente per l’elegante fattura e il corredo di immagini che accompagnano il racconto di fatti, personaggi ed episodi già ampiamente noti agli studiosi della città.
L’autore, docente di germanistica e cultura popolare all’Università di Brema, appartiene alla folta schiera dei cultori di Napoli e dei suoi dintorni cui ha già dedicato altri volumi. Come altri appassionati di questo genere, ritiene tuttavia di poter fare completamente a meno di quanto la storiografia ha prodotto negli anni più recenti su quella città, sulla sua organizzazione, sulle sue caratteristiche sociali ecc. Il risultato è quindi questo volumetto, diviso in tre capitoli, che ripropone, sinteticamente e rapidamente testimonianze che nulla aggiungono a quanto già sappiamo ed è stato già scritto sulla Napoli dell’800 e sulla presenza degli stranieri in città e che talvolta incorre anche in gravi imprecisioni.
Nel primo capitolo, Richter ripassa così in rassegna le testimonianze di personaggi, noti e meno noti, approdati in una Napoli ottocentesca che, ancora una volta, provoca insane passioni e folgoranti attrazioni da una parte, sconcerto e repulsione dall’altra. Una dietro l’altra vengono snocciolate le opinioni di scrittori, pittori e poeti che sono rimasti di volta in volta incantati di fronte agli scorci paesaggistici, al mare, alle colline del Vomero e di Posillipo o all’incombente e minacciosa massa del Vesuvio oppure sconvolti dal rumore, dalla sporcizia, dalla vita che si conduce lungo le strade. Qualche dato originale in più si riscontra nel secondo capitolo dove gli stranieri che arrivano in città non sono più quelli famosi, aristocratici e intellettuali del Grand Tour bensì quelli di un turismo che comincia a farsi di massa e che ha bisogno del supporto di agenzie di viaggio, alberghi e locande. Anche qui però la ricostruzione, che avrebbe avuto bisogno del sostegno di ben altre fonti, lascia il posto alla solita spigolatura tra le pagine delle guide, dei viaggiatori e di qualche libro degli ospiti che potremmo rubricare tutt’al più tra le curiosità adatte a trovare posto nei mosconi della stampa locale. Si arriva così al terzo e ultimo capitolo, quello dedicato agli stranieri ?residenti?: agli imprenditori, ai negozianti, ma anche agli artigiani, ai domestici, ai mercenari. E anche qui le novità che Richter ci presenta sono poche, già note e utili solo a delineare il solito quadro di maniera di un sud arretrato e affannosamente in ritardo cui l’operosità e l’efficienza elvetica e teutonica portano un po’ di sollievo.

Daniela Luigia Caglioti