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Domenico Maria Bruni (a cura di) – Municipalismo democratico in età giolittiana. L’esperienza della giunta Nathan – 2010

Domenico Maria Bruni (a cura di)
Soveria Mannelli, Rubbettino, 209 pp., Euro 14,00

Anno di pubblicazione: 2010

Il volume raccoglie sei saggi frutto di una ricerca promossa dalla Fondazione «Luigi Einaudi» di Roma con l’intento di illustrare alcuni aspetti dell’opera della giunta Nathan, espressione del blocco popolare composto da liberali progressisti, radicali, repubblicani e socialisti riformisti, che amministrò la città di Roma dal 1907 al 1913. Due sono, a nostro avviso, i meriti principali della ricerca. Innanzitutto emerge con forza, grazie soprattutto all’ottima sintesi di Marco De Nicolò, il collegamento virtuoso che si instaurò in quel frangente tra la politica riformatrice giolittiana e l’ispirazione sociale, laicizzante e modernizzatrice che guidò Nathan e i suoi collaboratori. A partire dall’inchiesta voluta da Giolitti nei confronti dell’amministrazione moderata di Prospero Colonna, rappresentante gli interessi tradizionali, conservatori e speculatori della città, sino al varo delle leggi speciali per la capitale (1904, 1907, 1911), il governo fornì un quadro di indirizzo all’azione dell’amministrazione Nathan, secondo uno schema (che De Nicolò giustamente definisce più come atteggiamento favorevole che non alleanza) che si ripeté, specie nelle fasi più propositive del governo Giolitti, in tante altre situazioni locali del Centro-nord e del Mezzogiorno, laddove il ricambio amministrativo prometteva una razionalizzazione del governo locale. La storia del municipalismo democratico si conferma pertanto un utile strumento d’analisi dei rapporti tra centro e periferia e della sintonia o divergenza tra le formule politiche parlamentari e le tendenze bipolari in sede locale.Secondariamente, i diversi contributi, descrivendo con accuratezza le modalità e il contenuto specifico dell’intervento della giunta popolare romana, aiutano a comprendere le sue basi e finalità sociali, indirizzate a coinvolgere la piccola e media borghesia e a favorire i ceti meno abbienti (tramite il sostegno all’edilizia popolare, all’istruzione pubblica trattata da T. Bertilotti, all’igiene sociale, alla municipalizzazione dei servizi). Risalta in particolare il protagonismo costruttivo di funzionari competenti dell’amministrazione (si veda il saggio di P. Allegrezza) e di professionisti e tecnici (in particolare i medici, si veda il saggio di S. Visciola), uniti dall’adesione alla massoneria, al laicismo positivista e al socialismo riformista. Se è vero che aree e settori prioritari di intervento urbano erano stati già individuati dalle giunte precedenti (L. Tedesco ricostruisce ad es. il dibattito dal punto di vista delle posizioni antimunicipalizzatrici), come emerge anche nel confronto conclusivo che il curatore, D.M. Bruni, dedica alla coeva gestione «popolare» del Comune di Firenze, ciò che contraddistinse le esperienze dei blocchi popolari fu, oltre al mutamento dell’approccio metodologico, ora scientifico e statistico, il nuovo modo di guardare alla città, letta in termini globali e moderni, a favore dei cittadini «consumatori» più che a difesa degli interessi privati dei produttori dei servizi.

Giovanni Schininà