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Donald Bloxham – Lo sterminio degli ebrei. Un genocidio – 2010

Donald Bloxham
Torino, Einaudi, 378 pp., € 28,00 (ed. or. New York, 2009)

Anno di pubblicazione: 2010

Il volume rilegge lo sterminio degli ebrei nel XX secolo non solo in relazione alle politiche genocidiarie naziste, ma nella prospettiva più ampia della storia europea della violenza. La stessa scelta del sottotitolo, «un genocidio», vuole incoraggiare – come si precisa nell’introduzione – a concepire «l’Olocausto» nella «storia internazionale», a privilegiare la «dimensione comparativa», a considerare il genocidio come un «fenomeno transnazionale».Bloxham analizza lo sterminio in un contesto complesso di urbanizzazione, industrializzazione, crescita demografica e conflitto, soffermando in particolare la sua attenzione sulla triplice influenza dei diversificati processi di esclusione omicidiaria, di disordine geopolitico e di ristrutturazione economica, che attraversano l’intero continente europeo. È in primo luogo interessato a far emergere, tramite una sintesi di medio-lungo periodo, i contenuti etnici e razziali della violenza a livello internazionale, e a tal fine prende in esame i modelli e le concatenazioni delle sempre più violente «soluzioni» ai problemi etnonazionali nella «grande Europa» tra il 1875 e il 1949 (parte I: Una storia europea della violenza). La specificità del nazismo – di fronte alla brutalità dilagante e, più nello specifico, alla generalizzazione dell’antisemitismo – non è sottovalutata, bensì dichiarata innegabile, anche se la si considera troppo spesso enfatizzata nella ricerca. È possibile comprenderla seguendo tre percorsi interrelati: la posizione della Germania rispetto all’Europa e l’originale storia dello Stato tedesco; i peculiari caratteri del razzismo e dell’antisemitismo germanici; le forme estreme delle politiche naziste nei confronti degli ebrei (parte II: La Germania e la soluzione finale).Nella parte III (Gli esecutori e il loro ambiente) viene meglio esplicitato l’approccio comparativo adottato, per rispondere ad una serie di domande che ruotano tutte intorno alle ragioni del genocidio («perché hanno ucciso?»). Qui Bloxham persegue – al fine di stabilire la qualità delle responsabilità e spiegare la radicalità del nazismo – un equilibrio tra la comprensione delle più o meno sottili capacità di incorporazione del «sistema» e la grande varietà o frequente combinazione delle motivazioni umane, rifiutando in modo esplicito l’ipotesi di una razionalità strumentale in forma «pura» e ponendo interrogativi applicabili a eventi di violenza genocidiaria verificatisi in altri tempi e altri luoghi. Nel capitolo conclusivo (parte IV: La civiltà e l’Olocausto), si traggono delle prime conclusioni teoriche da una ricerca internazionale pluridecennale, che deve anche tenere conto del lavoro di scavo condotto dopo l’apertura degli archivi dell’Europa orientale, e si sollecita un confronto più serrato tra il lavoro empirico e la ricerca speculativa. Emerge così il motivo di fondo del volume: «tenere in considerazione la specificità storica dell’Olocausto – un processo avvenuto su un solo continente una sola volta con la sanzione ultima di una sola figura – insistendo sul fatto che il rispetto per la sua peculiarità non è in conflitto con un approccio che lo mette in relazione con altri genocidi e con un’Europa immersa nel flusso dei confini e delle identità» (pp. 329-330).

Antonella Salomoni