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Donne dentro la guerra. Il primo conflitto mondiale in area veneta

Nadia Maria Filippini (a cura di)
Roma, Viella, 230 pp., € 26,00

Anno di pubblicazione: 2017

Il volume analizza dal punto di vista sociale, simbolico e politico la molteplicità delle
esperienze delle donne dell’area veneta durante il primo conflitto mondiale.
La prima sezione (Su diversi fronti: passaggi e figure), si sofferma sull’impatto del
conflitto sull’associazionismo femminile veneto; attraverso l’analisi di alcune personalità
di rilievo, Maria Teresa Sega evidenzia come la guerra libica e la crisi del 1914-1915,
unitamente agli echi risorgimentali, abbiano costituito le tappe fondamentali di un riposizionamento
politico in senso interventista; a tali dinamiche – come ben descrivono
Liviana Gazzetta e Annamaria Longhin – non si sottrasse anche l’associazionismo cattolico
che, sia pure in continua tensione tra modernismo e allarmi integristi, svolse una
importante azione assistenziale, determinata dal lealismo e dalla volontà di dare corso
ad una «restaurazione cristiana» della società. Stefania Bartoloni e Simonetta Soldani, in
una sorta di percorso biografico parallelo «dentro» il conflitto ma con esiti divergenti,
tratteggiano invece le figure di Elisa Majer Rizzoli ed Ernesta Bittanti: mentre la prima,
crocerossina volontaria pluridecorata, fiumana, si considerò una «reduce» riuscendo a
diventare ispettrice generale dei fasci femminili, la seconda accompagnò con sofferenza
l’esperienza bellica di Battisti divenendo, dopo il suo «martirio», attenta custode in chiave
social-irredentista della memoria del marito.
La seconda sezione (Eventi e luoghi), illustra attraverso una serie di casi di studio
la «guerra delle donne» nelle Venezie. Nadia Maria Filippini, nel descrivere l’azione dei
comitati di assistenza civile, sottolinea come il lungo background in campo assistenziale
abbia determinato una pronta reazione dell’associazionismo femminile alla crisi bellica,
traducendosi in una miriade di iniziative volte a dare sostegno all’infanzia, alle popolazioni
e ai militari, un impegno destinato a proseguire anche nel primo dopoguerra. Seguono
le analisi dedicate alle vicende delle donne delle classi popolari: Franca Cosmai, in un
saggio derivativo, ricostruisce il fenomeno delle «portatrici» carniche e cadorine, forma
peculiare di mobilitazione femminile legata alle esigenze della logistica militare sul settore
montano; Bruna Bianchi ripercorre l’esperienza bellica delle donne veneziane, alle prese
con il caroviveri, i bombardamenti aerei e la profuganza; tali tematiche sono riprese anche
da Daniele Ceschin che si sofferma sulla condizione femminile «dopo Caporetto», divisa
tra profuganza di massa in un paese diffidente e le violenze sessuali subite (e negate) durante
l’occupazione austro-germanica.
Il volume, pregevole e interessante per il prisma delle situazioni analizzate, privilegiando
la dimensione politico-culturale non riesce tuttavia a trasmettere appieno la peculiarità
dell’esperienza femminile a ridosso dal fronte.

Matteo Ermacora