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Donne e cinema. Immagini del femminile dal fascismo agli anni Settanta

Maria Casalini (a cura di)
Roma, Viella, 216 pp., € 26,00

Anno di pubblicazione: 2016

Sei saggi (opera di cinque autrici e un autore: M. Casalini, C. Jandelli, V. Festinese, F. Tacchi, A. Scattigno e S. Gundle), preceduti da un’Introduzione della curatrice, mirano a dar conto della varietà di immagini e percezioni delle donne italiane nel corso di mezzo secolo. E lo fanno, utilizzando quella sorta di prisma naturale rappresentato dal cinema e dalla sua capacità di alterare, deviare, scomporre la realtà e le sue attrici.
Intrecciare le rispettive competenze – di chi, da anni, lavora sul tema e di chi, più di recente, ad esso si è accostato con impegno – per comprendere quale sia stata la rappresentazione delle donne sullo schermo, è dunque l’obiettivo meritevole di un testo che si dichiara metodologicamente originale in quanto «imperniato sulla sperimentazione di un approccio alla storia del cinema basato sulla pluralità delle fonti: primarie e secondarie, testuali e contestuali» (p. 10). Di fatto, il volume appare eterogeneo e come diviso tra due orientamenti non sempre dialoganti, tale da evidenziare sensibilità ma, soprattutto, metodi di lavoro e interrogativi diversi.
Al di là di ciò, nel lavoro si rintracciano molte informazioni. Il primato delle produzioni hollywoodiane nell’Italia autarchica degli anni ’30 assieme alla messa in uce dello scarto tra la donna mussoliniana e la sua rappresentazione; l’affermazione, nel dopoguerra, di un’immagine femminile sorprendentemente tradizionale a dispetto di un’apparente modernità del contesto; il progressivo tramonto, nella seconda metà degli anni ’50, della figura di «maggiorata» e l’emergere di una fisicità quasi eterea e, con essa, di un’Italia incamminata sulla via del benessere; la mancata sintonia tra l’Italia del «miracolo» e una filmografia che, oltre a restituire una realtà assai meno brillante e «miracolosa», trasmette forme di critica alla dissoluzione dei valori tradizionali; il rapporto, interessante e non scontato, tra lo schermo e il post68, periodo nel quale le pellicole paiono indugiare principalmente sul versante erotico quasi ad avviare/sancire la libera circolazione delle immagini di nudo; le tracce, nella filmografia degli anni ’70, di una doppia crisi: esistenziale e di coppia.
Al saggio di Tacchi, Prima della rivoluzione. Immagini del femminile nel cinema italiano dal miracolo alla crisi (pp. 109-147) – che attinge anche alle analisi e alle suggestioni di quella singolare giornalista e scrittrice che è stata Anna Garofalo – si deve l’esplorazione, selettiva ma riccamente fondata sul piano delle fonti e delle argomentazioni, della donna del «miracolo» e della crisi; un saggio, questo, che consegna ai lettori molti elementi di complessità e di riflessione. Percorso eccentrico ma stimolante è quello scandito da Scattigno, in Cinema e femminismo in Italia negli anni Settanta (pp. 173-205): quasi una sorta di lucida testimonianza del momento storico e delle sue antinomie. Attenta all’interazione tra cinema e pubblico, l’a. innesta la sua indagine sui cambiamenti in atto, sul protagonismo di studentesse e giovani donne e, più in generale, sulla relazione sfaccettata con il femminismo e con la sua critica.

Rosanna Scatamacchia