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Donne e propaganda internazionale. Percorsi femminili tra Italia e Stati Uniti nell’età della Grande Guerra

Daniela Rossini
Milano, FrancoAngeli, 238 pp., € 19,00

Anno di pubblicazione: 2015

Studiosa della costruzione del mito wilsoniano in Italia e di storia dell’associazioni- smo delle donne, Daniela Rossini unisce in questa monografia i filoni della sua ricerca. Focus del libro è il confronto tra la propaganda statunitense e quella italiana nel corso della Grande guerra, in particolare a partire dal 1917, anno doppiamente periodizzante per l’ingresso in guerra degli Stati Uniti e i cambiamenti intervenuti in Italia con la sconfitta di Caporetto. Dopo una panoramica comparativa sulle attività del Committee on Public Information in Italia e su quelle promosse dagli organismi del governo italiano negli Stati Uniti, l’a. affronta il tema attraverso lo sguardo e la vicenda biografica di tre donne im- pegnate in tale ambito. Si susseguono così i ritratti di Amy A. Bernardy, Maria Albertina Loschi e Guglielmina Ronconi.
Bernardy, figlia del viceconsole americano a Firenze, fu autrice di scritti sugli Stati Uniti, di inchieste sull’emigrazione e collaboratrice con l’ambasciata di Washington per la propaganda italiana. Loschi, di origine nobiliare piacentina, si trasferì giovanissima nella Roma giolittiana alla ricerca di un impiego, divenendo prima insegnante e poi giornalista grazie anche all’assunzione nella filiale italiana del Committee on Public Information. Guglielmina Ronconi, anch’essa attiva sulla scena romana come insegnante e conferen- ziera, fu un’importante organizzatrice, fin dal primo decennio del secolo, di opere di assistenza sociale nelle carceri e nei quartieri più diseredati della capitale. Grazie a questa esperienza e alla sua capacità comunicativa nei confronti dei ceti popolari fu chiamata a collaborare con lo Speakers’ Department del Cpi proprio per diffondere tra le aree sociali più svantaggiate e ostili al conflitto «il “sogno” americano» (p. 200).
Accomunate dall’adesione alla cultura nazionalistica della guerra e dall’essere donne
«nuove» per l’alto livello di istruzione e per le scelte professionali e di vita autonome dalle convenzioni di genere, esse si differenziarono nei ruoli svolti nella propaganda bellica, nel rapporto con il movimento femminile e con i modelli modernizzanti della cultura americana. Delineare le sfaccettature delle immagini reciproche dei due paesi veicolate attraverso scritti e voci di queste protagoniste è, infatti, uno degli intenti dell’a.
Il testo si muove, dunque, lungo una molteplicità di linee storiografiche: dalla pro- paganda nella società di massa, alla storia politica delle donne e del loro ruolo sul terreno delle relazioni internazionali, ma questa molteplicità non sempre si fonde in un quadro convincente d’insieme. Interessante è la scelta metodologica dell’approccio biografico per rendere ragione di vite femminili rimaste oscure nella narrazione dominante e, soprat- tutto, per tentare una ricostruzione storica in cui la biografia possa essere «una finestra per osservare […] alcuni processi sociali, culturali, politici generali» (p. 222). Tuttavia, il tentativo è solo parzialmente riuscito.

Elda Guerra