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Edwin P. Hoyt – Backwater War. The Allied Campaign in Italy, 1943-1945 – 2002

Edwin P. Hoyt
Westport, Conn.-London, Praeger, pp. 224, $ 27,95

Anno di pubblicazione: 2002

Edwin Hoyt è un giornalista e storico indipendente americano, che ha all’attivo più di centocinquanta libri. Questa sua opera sulla campagna d’Italia si basa su tre volumi della storia ufficiale dell’Esercito statunitense e su una dozzina d’altre monografie, tra le quali alcune sue opere precedenti, e memorie, dei generali Clark, Eisenhower, Kesselring e Montgomery. Inoltre, come dichiarato dall’autore, ?il libro si basa molto su due interviste? (p. 209): una, effettuata nel 1949, al generale Clark, comandante della 5a armata americana, l’altra, del 1957, al generale Gavin, che comandò una brigata di paracadutisti nell’invasione della Sicilia. Il volume è corredato in tutto da trenta note, telegrafiche, a fine testo. Questi dati di fatto indicano chiaramente il carattere dell’opera, che si rivolge ad un pubblico americano di non specialisti e presenta un interesse assai limitato per gli studiosi.
Il volume è una classica opera di storia militare interamente dedicata alla descrizione delle operazioni. Sono in pratica assenti riferimenti al contesto politico-diplomatico nel quale maturarono le decisioni strategiche. Considerate anche le fonti utilizzate, non vi è da attendersi novità o interpretazioni originali rispetto alle conoscenze già acquisite sull’argomento. La stessa questione di fondo, il ruolo della campagna d’Italia nel quadro della strategia generale alleata, è più enunciata che affrontata e discussa a fondo. I momenti in cui furono prese decisioni fondamentali, come l’invasione della Sicilia, una volta terminata la campagna in Africa settentrionale, e il lungo dibattito tra inglesi ed americani sull’opportunità dello sbarco in Provenza, l’operazione Anvil-Dragoon, da realizzare con forze sottratte al fronte italiano, sono esaminati in maniera alquanto sbrigativa. L’esame delle valutazioni britanniche è condotto sulla base di fonti meno ampie di quello delle posizioni americane; l’autore si basa, infatti, anche per gli inglesi sui volumi della storia ufficiale statunitense e su quello del generale Jackson sulla campagna d’Italia, pubblicato in italiano nel 1970 (ma non sull’opera dello stesso autore parte della storia ufficiale britannica). Perciò appare confuso il collegamento tra campagna d’Italia e sfondamento verso l’Europa danubiano-balcanica, quasi si trattasse di due strategie alternative. Né emerge l’evoluzione del pensiero di Churchill, che solo negli ultimi mesi del conflitto insistette sulle ragioni anche politiche di una penetrazione nei Balcani.
Infine in nessun punto si accenna alla cobelligeranza italiana o alla partecipazione del Regio Esercito, che pure fornì alla campagna d’Italia un quarto delle truppe impiegate ed un ottavo delle forze combattenti. Ma questo è un difetto comune a molte opere anglo-sassoni sull’argomento.

Massimo De Leonardis