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Elena Calandri (a cura di) – Il primato sfuggente. L’Europa e l’intervento per lo sviluppo (1957-2007) – 2009

Elena Calandri (a cura di)
Milano, FrancoAngeli, 239 pp., Euro 26,00

Anno di pubblicazione: 2009

Negli ultimi anni la storiografia sugli aiuti allo sviluppo e sulle dinamiche Nord-Sud sta facendo importanti passi avanti. Il volume curato da Elena Calandri per la collana di storia internazionale diretta da Antonio Varsori è organicamente strutturato in sette saggi che cercano di ricostruire la storia delle politiche di sviluppo europee in quello che Sauvy definì Terzo mondo. Proprio il parallelismo tra la crescita della Cee e gli sviluppi della questione terzomondista – un «incontrarsi di forze profonde» secondo la curatrice (p. 11), rappresenta la cifra più originale del lavoro. Pur aprendosi a una prospettiva globale (anche se resta dominante la geografia dei paesi Apc), i saggi legano tra loro i tentativi della Cee di proporsi come seconda entità dell’alleanza occidentale negli anni della guerra fredda e gli sforzi per conquistare «l’anima del terzo mondo» (p. 90), sospesa tra non allineamento ed esigenze geopolitiche. La cronologia scelta va però oltre le colonne d’Ercole del 1989-1991, per tentare di trascinare la riflessione nella storia immediata del rapporto Ue/pvs; pur con un’evidente disomogeneità nelle fonti analizzate, questa scelta consente di tentare alcune riflessioni di lungo periodo. Tra le grandi speranze del primo decennio dello sviluppo e le frustrazioni del post-crisi petrolifera, il libro cerca, anche a livello storiografico, di rimettere insieme i pezzi di un puzzle complesso. Si parte, come naturale, dall’Africa, con i due saggi di Guia Migani e Jean-Marie Palayret. La prima scruta le contraddizioni tra le spinte nazionaliste e integrazioniste insite nella «radice postcoloniale», attraverso una lettura della politica africana della Francia, all’interno della Cee. Il dato che emerge più chiaramente riguarda proprio i legami privilegiati mantenuti da Parigi con le ex colonie grazie all’area di libero scambio africana. Palayret segue invece i tentativi di razionalizzare le politiche comunitarie nel continente, tra good governance e development policies, da Lomé I (1975) a Cotonou (2000), evidenziando la graduale perdita del monopolio europeo nella gestione delle politiche di cooperazione in Africa. Tra sviluppo e sicurezza, la Calandri rivolge la sua attenzione al Mediterraneo, mentre la Albiani si occupa di America latina, con una particolare attenzione alla stagione post-’75 (anche se sulla cesura di periodizzazione si potrebbe discutere). Nel cuore del volume, quasi come collegamento tra le parti, appare il ricco saggio di Caviglia e Garavini che utilizza il canale dei negoziati monetari per rileggere il triangolo Cee-Terzo mondo-sistema di Bretton Woods, dai Gab kennedyani alla crisi dei G77 e oltre. Il saggio evidenzia i limiti delle politiche di cooperazione europee e giunge alla conclusione che proprio per salvaguardare la stabilità interna del Mec, gli europei dovettero rinunciare al progetto di un sistema monetario internazionale stabile. Infine, Lapucci traccia un quadro del ruolo politico-economico delle ong, mentre la Petazzoni descrive le evoluzioni più recenti delle politiche di sviluppo europee, in un quadro globale profondamente mutato dalla nascita dell’Organizzazione mondiale del commercio.

Massimo De Giuseppe