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Elisa Giunchi – Il Pakistan tra ulama e generali – 2002

Elisa Giunchi
Milano, Franco Angeli, pp. 126, euro 10,50

Anno di pubblicazione: 2002

La pubblicistica storica in italiano sul Pakistan è numericamente molto modesta. E’ quindi apprezzabile la pubblicazione di un volume su questo paese da parte di Elisa Giunchi, ricercatrice di storia dell’Asia presso l’Università Statale di Milano. Pur con i limiti di spazio imposti dal formato della serie, la Giunchi ha cercato di tratteggiare gli oltre cinquant’anni della storia del Pakistan ? uno Stato formatosi nell’agosto del 1947 in seguito al ritiro britannico e alla Partition del sub-continente indiano.
L’opera è divisa in due ampi capitoli. Il primo, intitolato Mezzo secolo di storia, ripercorre la storia del paese, dalla cosiddetta risoluzione di Lahore del 1940 ? con cui la Lega Musulmana guidata da Muhammad Ali Jinnah sancì l’idea di uno Stato dei musulmani indiani separato dalla futura India indipendente ? agli avvenimenti odierni. Il secondo capitolo ? Il Pakistan oggi ? si sofferma sui principali problemi sociali, etnici, religiosi ed economici che affliggono quel paese.
Ricostruire in un solo capitolo la complessa e sofferta storia del Pakistan, piena di colpi di Stato, guerre esterne e civili, secessioni, coinvolgimenti in conflitti regionali e altro ancora era un compito non semplice; si poteva scadere nella banale giustapposizione di fatti e date, senza fornirne alcuna chiave interpretativa. Pur se concisa, l’esposizione della Giunchi risulta invece convincente e rappresenta un utile riferimento primario per chi si avvicini alle vicende storiche di quel paese. Nel libro si percepisce bene lo ?scivolamento? del Pakistan, pensato da Jinnah come uno Stato moderno e solidamente ancorato all’Occidente ? uno Stato dei musulmani indiani ma non uno ?Stato islamico? ? ma che dopo la sua morte (1948) faticò a darsi una propria identità, finendo ben presto vittima di tentazioni autoritarie, secessionismi etnici e di massimalismi religiosi.
Nel secondo capitolo ci si sofferma su alcuni temi particolarmente cari alla autrice ? che ha lavorato per anni nel settore della cooperazione allo sviluppo ? quali la condizione femminile, il settore scolastico e quello sanitario. Anche in questo capitolo emergono le contraddizioni di un paese poverissimo ma che si è dotato di armi atomiche, che investe risorse minime nei settori dell’assistenza sanitaria e dell’istruzione di base, e che prevede un sistema giudiziario che penalizza fortemente la popolazione femminile.
Dispiace che, per limiti di spazio, il libro non sia corredato da una bibliografia di riferimento più ampia, suddivisa per fasi storiche e per tematiche, così da orientare il lettore non specialistico per un eventuale approfondimento. Sarebbe anche stato utile soffermarsi, sia pure brevemente, sul dibattito storiografico e sulle diverse interpretazioni dei momenti cruciali della storia pakistana, come ad esempio, il periodo ?populista? di Zulfikar Ali Bhutto degli anni Settanta o l’islamizzazione del paese durante la dittatura del generale Zia ul-Haq, che aveva deposto e poi giustiziato Bhutto.

Riccardo Redaelli