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Elisa Signori – Minerva a Pavia. L’ateneo e la città tra guerre e fascismo, Milano – 2002

Elisa Signori
Pavia, Cisalpino, pp. 341., euro 28,00

Anno di pubblicazione: 2002

Utilizzando un ampio spettro di fonti (a partire soprattutto dall’archivio universitario), Signori offre una ricostruzione a tutto tondo di quella che è stata certamente tra le più significative e prestigiose università italiane: la popolazione studentesca, i docenti, la ricerca e i nessi con la scienza nazionale, le tensioni politiche, le facoltà, le scuole, la presenza femminile sono i punti chiave attraverso cui si sviluppa l’indagine. Il libro è costruito su un solido tessuto di ricerche già svolte e pubblicate negli anni scorsi. Ci si trova di conseguenza di fronte più che ad una storia organica dell’ateneo ad una sequenza di tasselli, utili ma non ancora in grado da soli di disegnare l’intero mosaico. Pagine importanti sono quelle dedicate al difficile percorso ?dall’incrinarsi della koiné positivistica alle effimere prove di una Scienza Italiana vantata come autarchica?. Molto utili i profili degli amministratori e dei docenti: anche se forse sarebbe opportuno approfondirne ancora le biografie nelle fasi extra-pavesi. Originali i passaggi che riguardano la presenza femminile nel corpo docente e fra gli studenti (e qui due figure chiave: Rina Monti, zoologa, laureata a Pavia nel 1892, la prima donna in Italia a conseguire il titolo di professore ordinario, a Sassari, nel 1910; e Paolina Schiff, incaricata di lingue e letteratura tedesca). Molto interessanti anche le pagine sul modello dell’?ateneo lombardo integrato Pavia-Milano?: un progetto nato nel 1913 che conobbe varie vicissitudini, prima di approdare in una legge apposita di ?fusione? nel marzo 1921. Vi si sarebbe opposto, con argomenti veementi, il patologo Camillo Golgi, preoccupato di non appannare il primato di Pavia in Lombardia e nell’intera area del Centro-Nord; favorevolissimo, al contrario, sino a risultare il principale sostenitore della ?fusione? l’altro ?eroe eponimo della vicenda?, l’ostetrico Luigi Mangiagalli. Lo scontro avrebbe rappresentato un capitolo importante della storia universitaria del primo Novecento. Il fascismo, del quale si documenta da vicino l’ascesa e la conquista dell’università, coincise con quella che l’autrice chiama la politicizzazione del procedimento di nomina dei rettori (Arrigo Solmi, Ottorino Rossi, Paola Vinassa de Regny e Carlo Vercesi) e in generale con l’inedita ingerenza del partito nell’ambito anche accademico. Puntuali ricerche riguardano l’adesione di una parte del corpo accademico al regime, l’isolata resistenza dei pochi professori antifascisti, l’organizzazione della vita studentesca, il capitolo vergognoso delle leggi razziali.
Con questo libro si conferma la validità di un approccio di ricerca che, partendo dall’archivio dell’ateneo, riesce a tenere insieme la storia propriamente istituzionale, quella politica dei rapporti tra l’università e il suo contesto ambientale con la storia della scienza risolta per lo più in storia delle discipline accademiche.

Giuseppina Fois