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Elisabetta Palici di Suni – Tra parità e differenza. Dal voto alle donne alle quote elettorali – 2004

Elisabetta Palici di Suni
Torino, Giappichelli, pp. 238, euro 19,00

Anno di pubblicazione: 2004

A livello giuridico molte discriminazioni nei confronti delle donne sono cadute, ma la parità è ancora lontana. Dunque, politica paritaria o politica differenziata? E se le azioni positive sono ammissibili, quale effetto hanno le quote elettorali sui principi della rappresentanza politica? Per cercare di rispondere a queste e ad altre domande, Palici di Suni ripercorre l’evoluzione legislativa e giurisprudenziale in materia, in una prospettiva di diritto comparato e con attenzione specifica alla normativa e alla giurisprudenza europea, che con sempre maggiore frequenza incide nei diversi ordinamenti nazionali.
Dopo aver utilmente ripercorso per rapidi tratti le diverse immagini del femminile che fino ai sistemi liberali hanno contribuito a determinare la condizione giuridica delle donne escludendole a lungo dalla piena cittadinanza, l’autrice entra in profondità nel merito della disuguaglianza nella sfera pubblica e privata. L’autorizzazione maritale è oggetto di ampia disamina, con riferimento ai codici, alle legislazioni degli Stati preunitari e ai modelli che nel diritto austriaco, francese, inglese, caratterizzavano la condizione giuridica della donna sposata. Con il Codice Civile dell’Italia unita, afferma l’autrice, il principio secondo cui il marito è il capo della famiglia entrò in Italia con tanta forza da resistere oltre l’abolizione dell’autorizzazione maritale anche dopo l’entrata in vigore della Costituzione. Questa, d’altra parte, nonché introdurre innovazione nell’interpretazione della legislazione ordinaria, fu semmai essa stessa interpretata alla luce della legislazione vigente in modo riduttivo e abrogante del dettato costituzionale. La professione forense fu a lungo preclusa alle donne, come molti impieghi della pubblica amministrazione. La riforma del 1919 sulla capacità giuridica delle donne conobbe già in sede di regolamento e nei successivi pareri del Consiglio di Stato un drastico ridimensionamento, che si consolidò durante il fascismo, soprattutto nel settore dell’insegnamento e degli uffici direttivi in ambito pubblico e privato. La partecipazione delle donne alle attività giurisdizionali è segnata in Italia da un contraddittorio avvicendarsi di leggi tra Otto e Novecento.
L’autrice ripercorre efficacemente il dibattito alla Costituente, il dettato costituzionale e, ancor più interessante perché meno noto, l’atteggiamento dei giudici di fronte alla Costituzione nei primi anni della sua entrata in vigore. I ricorsi nei confronti del divieto di accesso alla magistratura, le decisioni del Consiglio di Stato, le sentenze della Corte Costituzionale restituiscono un desolante capitolo della nostra storia costituzionale, non sufficientemente ricordato nei manuali di diritto costituzionale. Verso la parità, il nome di famiglia, il lavoro, le Forze armate sono punti controversi analizzati da Palici di Suni con un costante riferimento agli Stati Uniti e alle normative europee. Per concludere, le azioni positive appaiono all’autrice come lo strumento ancora necessario a produrre una eguaglianza sostanziale nella famiglia, nei luoghi di lavoro, nella società civile.

Anna Scattigno