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Emanuela Scarpellini – L’Italia dei consumi. Dalla Belle Epoque al nuovo millennio – 2008

Emanuela Scarpellini
Roma- Bari, Laterza, VII-315 pp., euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2008

Comporre una sintesi della storia dei consumi in Italia dall’età liberale a oggi non è certo compito facile. Si tratta di un ambito della ricerca ancora immaturo e su alcuni aspetti, ad esempio la configurazione delle culture del consumo in specifici milieux sociali o i conflitti di identità e distinzione regolati dalle pratiche di consumo, le ricerche sono quasi del tutto assenti. Le indagini disponibili riguardano soprattutto il «lungo ‘800», qualcosa si è fatto sugli anni ’50, mentre per gli ultimi decenni si può ricorrere alla produzione sociologica (anch’essa peraltro non molto sviluppata in Italia). Il materiale per un quadro di sintesi era perciò assai scarso. Scarpellini ha scelto di procedere secondo un’angolatura probabilmente priva di alternative, vale a dire inserendo il tema del consumo in una riconsiderazione complessiva della storia sociale ed economica dell’Italia contemporanea. Va detto subito che in questo senso il volume è, e rimarrà a lungo, un punto di riferimento per chi voglia cimentarsi in ricerche più specifiche e mirate su singoli aspetti, periodi o aree, sociali o geografiche, della storia del consumo in Italia. E renderà più agevole a questi studi la collocazione in una trama interpretativa e in un quadro di insieme che Scarpellini è riuscita a delineare con uno sforzo, forse anche eccessivo, di sistematicità. Dico eccessivo perché alcune parti risultano forzatamente descrittive e, nell’economia del testo, hanno probabilmente finito per sacrificare approfondimenti che avrebbero potuto consentire un maggior azzardo interpretativo.La prima parte è dedicata all’Italia liberale e si caratterizza per un’accurata attenzione alla classificazione sociale dei consumi e per un ampio quadro della distribuzione commerciale nei suoi rapporti con l’apparato produttivo. La seconda parte, forse la più esile, è dedicata al periodo fascista, del quale si dà una caratterizzazione di tipo quantitativo, mentre sul piano qualitativo ci si limita ad investigare soprattutto il segmento più affluente dei consumatori. La terza parte è dedicata all’Italia nella Golden Age, con un approfondimento delle figure sociali nuove che emergono da un intreccio di culture del consumo e mobilità territoriale. Il capitolo finale è dedicato agli ultimi trent’anni e qui l’a. delinea un quadro che può costituire un utile punto di partenza per cominciare a storicizzare la società degli anni ’80 e ’90.Difficile valutare l’opportunità delle scelte che in una sintesi inevitabilmente si impongono. La pressoché totale assenza di riferimenti alle due guerre mondiali, tuttavia, fa mancare due esperienze sociali decisive per alcune generazioni di italiani che hanno avuto riflessi importanti per le culture del consumo, esperienze di penuria e di elaborazione di strategie di sopravvivenza che hanno lasciato ampi strascichi oltre la durata del conflitto. Ciò che invece Scarpellini, molto opportunamente, analizza con attenzione è il ruolo dello Stato e i consumi collettivi spesso rimasti in ombra nella recente storiografia culturalista del consumo.

Paolo Capuzzo