Cerca

Emanuele Palazzotto – La didattica dell’architettura a Palermo 1860-1915 – 2003

Emanuele Palazzotto
Benevento, Hevelius, pp. 160, euro 14,00

Anno di pubblicazione: 2003

Il pionieristico studio di Roberto Gabetti e Paolo Marconi sull’insegnamento dell’architettura, pubblicato nel lontano 1971, è rimasto a lungo un unicum e molti studiosi dell’architettura sette-ottocentesca in Italia, volenti o nolenti, hanno dovuto glissare sui temi della formazione dei professionisti attivi in quegli anni. La situazione frammentata e frammentaria degli Stati preunitari e il distacco tra le leggi unitarie e la loro operatività in tema di istruzione e di regolamentazione della professione architettonica hanno reso questo campo estremamente sfocato, rendendo difficile una completa analisi dell’iter formativo del mestiere del costruire.
La svolta degli ultimi anni, per la quale gli storici dell’architettura e dell’arte hanno maturato più di un debito nei confronti degli storici delle istituzioni e della cultura, ha determinato la comparsa di una serie di studi sulle diverse realtà locali che, se completati su tutto il territorio nazionale, permetteranno di mettere a fuoco un quadro finalmente nitido della situazione complessiva. L’importanza del raggiungimento di questo obbiettivo non risiede solo nella legittima aspirazione alla completezza, ma soprattutto nel fatto che ritorni di nomi e personalità, corrette collocazioni di professionisti altrimenti ritenuti estranei o quantomeno esterni a una presunta cultura dominante, consentono di supporre l’esistenza di una rete di intellettuali che attraverso la trasmissione del sapere artistico e tecnico proprio della disciplina architettonica cercarono di veicolare valori transnazionali prima e di cultura nazionale poi, i quali, anche mediante incursioni in campi non strettamente architettonici come le arti applicate, potessero contribuire a quel ?fare gli italiani? sentito come urgenza da più di una categoria delle élites intellettuali.
È il caso del lavoro di Emanuele Palazzotto sull’insegnamento dell’architettura a Palermo, che segue analoghi lavori sulle realtà napoletane e piemontesi. Il volume, sulla base di un’approfondita analisi documentaria, incrocia le vicende della scuola palermitana con quelle delle leggi nazionali, facendo emergere il faticoso lavorio degli architetti e didatti siciliani per il raggiungimento di uno status uniforme, in una alternanza tra le diverse istituzioni: Scuola di applicazione per ingegneri e architetti, Istituto di belle arti e, infine, Università. In queste vicende spiccano le figure di Giovan Battista Filippo Basile, Giuseppe Damiani Almeyda ed Ernesto Basile, in una linea ideale che dalla considerazione della storia come fonte ?viva? per l’architettura, porta al culto per i manufatti antichi, in stretta relazione con Antonio Cipolla, e al confronto con l’?arte nuova? che si caratterizza nel continuo riferimento alla cultura del bacino del Mediterraneo. La collocazione dei tre architetti nei fatti della scuola, superando valutazioni sulla qualità delle loro architetture, permette di leggere un percorso che riproduce altre realtà locali, assegnando un nuovo e importante valore alla produzione teorica e architettonica in terra di Sicilia.

Elena Dellapiana