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Enrica Costa Bona – Il Bureau International de la Paix nelle relazioni internazionali (1919-1939) – 2010

Enrica Costa Bona
Padova, Cedam, 193 pp., € 19,00

Anno di pubblicazione: 2010

Il Bureau è stato fondato all’inizio degli anni ’90 del XIX secolo per coordinare le attività delle associazioni pacifiste europee, e ha rappresentato, fino alla guerra mondiale, l’espressione più matura di un internazionalismo borghese che si interrogava sui mezzi politici e gli strumenti giuridici per avviare le relazioni fra gli Stati su un piano di civiltà e di riconoscimento del diritto, che escludesse il ricorso alla guerra.Superato il trauma del conflitto mondiale la nascita della Società delle Nazioni diede nuovo slancio al pacifismo internazionale e al Bureau, che decise di spostare la propria sede da Berna a Ginevra per poter più facilmente esercitare una attività lobbistica verso l’organismo, di cui si coglieva bene il carattere ibrido fra tradizionale realismo politico ed embrione di un nuovo ordine internazionale.L’universo pacifista degli anni ’20 racchiudeva uno spettro di posizioni molto più vasto che nell’anteguerra, al punto che il Bureau non fu più in grado di rappresentare tutte le principali associazioni e dovette ripiegare su un più labile Comité di coordinamento. Anche i rapporti con la Società delle Nazioni furono in realtà solo episodici, così come non facili furono i tentativi di coordinare le iniziative con i gruppi di sostegno alla Società, diffusi nei principali paesi europei. Il Bureau finì ripiegato in discussioni sempre più astratte ed accademiche, mano a mano che la crisi degli anni ’30 avanzava verso il suo tragico epilogo. Rimane alla fine la domanda se quei dibattiti che toccarono temi ancora oggi al centro della politica internazionale – esigenza di una forza di polizia internazionale, efficacia delle sanzioni economiche, discrasia fra uguaglianza formale degli Stati e riconoscimento del predominio delle grandi potenze, controllo degli armamenti, e molti altri – si siano poi riversati nel progetto delle Nazioni Unite oppure testimonino solamente la percezione di punti critici nelle relazioni internazionali ancora oggi privi di un loro punto di equilibrio soddisfacente.La ricerca, basata su fondi dell’Archivio della SdN è molto originale, tanto da farci chiedere in che misura il giudizio negativo sull’atteggiamento arrendevole delle democrazie occidentali nei confronti di Hitler abbia condizionato lo studio di una dimensione organizzativa e politica che appare da questo studio, e da altri lavori recenti, come un fenomeno di larghe dimensioni.Dispiace una certa fretta nella scrittura del libro, finanziato con fondi Prin, molto rigidi come ben sappiamo nell’imporre tempi ristretti per l’esposizione dei risultati della ricerca. Ne risulta un lavoro dallo svolgimento un po’ scolastico, che tratta separatamente i grandi temi oggetto di studio e propaganda da parte del Bureau, e presenta poi la schedatura dei congressi dell’associazione, in un modo che rende difficile una visione di più ampio respiro dell’attività del Bureau all’interno del mondo dell’internazionalismo. Si sarebbe apprezzata infine una maggiore gerarchizzazione dei temi posti all’agenda politica dell’associazione e una più coraggiosa proposta interpretativa, che spesso rimane prudentemente in secondo piano.

Alessandro Polsi