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Enrico Castelnuovo, Giuseppe Sergi (a cura di) – Arti e storia nel Medio Evo, vol. IV: Il Medio Evo al passato e al presente – 2004

Enrico Castelnuovo, Giuseppe Sergi (a cura di)
Torino, Einaudi, pp. XL-924, euro 100,00

Anno di pubblicazione: 2004

Non stupisce che i 37 contributi appaiano un poco frammentari e saltellanti, diversificati come sono su quasi tre secoli di storia delle recezioni del Medio Evo ? dal Settecento a oggi ? e su una tavolozza senza fine di toni e colori interpretativi. Stupisce piuttosto lo stupore dei pur consumatissimi curatori, che nella davvero preziosa introduzione al volume lamentano lo sviluppo di una prevalente linea mitopoietica nel cuneo creatosi tra lacunosità delle fonti e ricostruzione del passato, incolpando le ideologie (quelle totalitarie soprattutto) di aver poi alla fine del tutto inquinato il quadro scientifico del vero Medio Evo. Come se le ideologie fossero solo novecentesche e solo totalitarie e come se il Medio Evo fosse davvero esistito come tale: mentre è evidente di per sé che esso non poteva essere un evo ?medio? per chi ci viveva, ed è potuto esistere come tale solo per chi lo ha considerato ?medio? in rapporto a un prima e a un dopo; il quale ?dopo? era necessariamente il tempo in cui costoro vivevano, coi loro problemi e i loro schemi mentali e interpretativi (le loro ideologie), a partire dai quali si doveva guardare al passato, per favorire e legittimare un moderno in cui (ideologicamente) si credeva. Il nesso dialettico tra classico e moderno, insomma, non riguarda solo l’antico, ma è il motore dell’intera storia e il meccanismo che lo muove non sono altro che le ideologie, cioè il tentativo di fondare razionalmente ? dunque anche sulla base della ricostruzione storica su base scientifica ? le proprie aspettative e i propri fini. Ma il volume in questione ha ai miei occhi proprio il merito di stimolare simili considerazioni e di offrire dunque non solo un’amplissima massa di informazioni e letture su aspetti angolari della storia dell’ultimo millennio, ma anche un’ottica complessiva sul senso stesso della storia come forma di conoscenza (insieme scientifica e ideologica) particolare. È impossibile anche solo accennare alla ricchezza dei contenuti offerti: questo è un libro che può essere anche letto e consultato random; ogni finestrella aperta getta nuova luce sull’intreccio fantastico di storia e arte nel doppio senso di rimozione e ricostituzione delle fonti. Dal fantasma della cattedrale ai progetti editoriali ottocenteschi di ricognizione e edizione delle fonti, dal Nord al Sud, dal gotico al castello, dalla fotografia al museo, si tratta di un intrico fantastico di suggestioni che, forse non a caso, si concludono con un saggio su falsi e falsari. Le illustrazioni sono utili, necessarie e di diletto, e l’insieme è raccomandabile anche a quei contemporaneisti che credono fermamente nella veridicità dei fatti che sono chiamati a leggere e interpretare.
La possibilità di una ricostruzione storica e di un uso storico del Medio Evo risultò, specie nell’Ottocento, decisiva per il consolidamento di una generale coscienza storiografica a pretesa scientifica come per il perfezionamento di altre scienze sociali a base storica. Forse in tale proiezione questo voluminoso prodotto è meno illuminante, in particolare a causa della precisa delimitazione al tema dirimente delle arti e della storia.

Pierangelo Schiera