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Enrico Cernigoi – Scelte politiche e identità nazionale. Ai confini orientali d’Italia dalla resistenza alla guerra fredda – 2006

Enrico Cernigoi
Presentazione di Martin Evans e Stuart Hood, Prefazione di Marco Puppini, Udine,

Anno di pubblicazione: 2006

Come ben sottolinea Puppini nella prefazione, le vicende del confine orientale sono state interpretate dalla storiografia per lo più in un’ottica di scontro nazionale, in primo luogo tra la componente italiana da una parte e quella slovena e croata dall’altra, quando invece la complessità di questi territori avrebbe dovuto invitare gli studiosi a non adagiarsi su soluzioni facili e scontate. Il volume di Cernigoi rappresenta un pregevole tentativo di superare tale ottica, tuttavia ci sembra doveroso ricordare che numerosi sono i contributi che da tempo (es. Cattaruzza, Verginella) hanno privilegiato nell’indagine del confine orientale e dell’identità di frontiera la dimensione relazionale. Lo studio di Cernigoi nasce come tesi di dottorato all’Università di Portsmouth, dove egli è ricercatore al Centre for European Studies. I quattro densi capitoli ripercorrono le varie fasi della storia giuliana (anche se l’occhio è puntato esclusivamente sulla zona dell’Isontino): l’epoca fascista e la sua politica snazionalizzatrice nei confronti della popolazione di lingua slovena (I); le vicende della seconda guerra mondiale (II) e le scelte di campo che essa ha comportato in queste dilaniate zone di confine (III); le ripercussioni e le lacerazioni che l’espulsione della Jugoslavia dal Cominform nel 1948 ha generato tra la popolazione civile (IV). L’autore si è servito di un’ampia messe di fonti, attingendo per lo più alla storiografia locale edita dagli ISML di Udine e Trieste, a vari archivi italiani (ANPI, archivi di Stato, Ufficio Storico dello Stato maggiore Difesa di Roma), sloveni (Archivi di Stato di Lubiana e Nova Gorica), inglesi (National Archives di Londra) e statunitensi (NARA). L’aspetto più originale della lettura qui offerta alla realtà giuliana risiede nel generoso utilizzo delle fonti orali, grazie alle quali ci viene restituita la complessità delle passioni politiche che animarono le popolazioni di quest’area multietnica (interessanti le ragioni di coloro, italiani compresi, che attuarono nel dopoguerra la scelta a favore dell’annessione alla Jugoslavia), privilegiando la prospettiva dal basso piuttosto che quella della «grande politica» nazionale ed internazionale. Si tratta di un’angolatura che restituisce finalmente maggiore complessità alla popolazione giuliana solitamente descritta come un’entità monolitica e omologata alle caratteristiche e alle fobie nazionali(ste) della realtà triestina. In ultima analisi, nonostante i numerosi meriti, il volume si segnala tuttavia come una ricostruzione (di storia sociale) a carattere più descrittivo che interpretativo, talvolta eccessivamente vincolato all’elemento soggettivo. A nostro avviso ripropone per l’ennesima volta, forse rimanendo imbrigliato proprio tra le maglie della storiografia utilizzata, una lettura basata su ormai vecchi cliché storiografici che si approcciano alla storia del confine orientale dalla prospettiva del movimento resistenziale e di quello operaio, invece di intraprendere nuovi percorsi di lettura maggiormente ricettivi a categorie quali ad esempio il rapporto tra centro e periferia.

Monica Rebeschini