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Enrico Sturani – Le cartoline per il duce – 2003

Enrico Sturani
Torino, Edizioni del Capricorno, pp. 221, euro 45,00

Anno di pubblicazione: 2003

Enrico Sturani, da anni un appassionato studioso del ?fenomeno cartolina?, riedita in questo recente volume il precedente Otto milioni di cartoline per il duce in forma ampliata e sfrondata. Il libro, uscito in elegante edizione presso il Capricorno, presenta tutti i nuovi e vecchi materiali interamente a colori. Le belle cartoline selezionate fanno ripercorre al lettore la storia del fascismo italiano attraverso un insolito e innovativo taglio di narrazione per immagini. La raccolta di cartoline diventa così un utile e divertente compendio per lo studio del costume, dell’immaginario e del consenso durante il ventennio. Il libro non è una ricostruzione del duce stesso rappresentato nelle cartoline, ma bensì una analisi delle speranze e delle illusioni, delle vanità e delle paure, delle frustrazioni e dei desideri, delle proiezioni e delle rimozioni di quanti le comprarono. I consumatori di questo prodotto, secondo l’autore, possono essere considerati ancora prima che fascisti dei fans di Mussolini, alla stregua, quindi, di quanti oggi comprano le foto di divi o calciatori famosi. Attraverso l’indagine condotta, Sturani dimostra come la cartolina possa essere considerata una sorta di immagine di culto in quanto non stimola, come la pubblicità o la propaganda, bisogni e convinzioni, ma risponde a desideri e idee preesistenti nel consumatore. La maggioranza delle cartoline vennero difatti prodotte non dall’ufficialità, ma da medie o piccole aziende private che rispondevano così alle esigenze di mercato della borghesia urbana. Per questo motivo l’autore invita a rivalutare questo prodotto, considerato spesso solo come luogo della banalità per eccellenza, come fonte di primaria importanza per la identificazione dell’immaginario collettivo e del consenso. Anche se purtroppo debole è l’uso che l’autore fa di quest’ultima importante categoria. Alla indubbia efficacia della ricostruzione attraverso le immagini selezionate, non corrisponde spesso un altrettanto puntuale rimando a comprovanti documenti d’archivio o richiami più solidi alla storiografia sul tema. Il lettore deve fidarsi quindi della selezione di rilevanze operata dall’autore e delle sue deduzioni finali che, se pur convincenti, appaiono precarie dal punto di vista della affidabilità dell’analisi storica. Non per questo, però, il libro perde il suo significato complessivo e rimane un valido e stimolante riferimento per studi ulteriori sul tema.

Margherita Angelini