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Enzo Traverso – Cosmopoli. Figure dell’esilio ebraico-tedesco – 2004

Enzo Traverso
Verona, Ombre Corte, pp. 166, euro 14,50

Anno di pubblicazione: 2004

Enzo Traverso prosegue la sua attenta ricerca su problemi e figure dell’esilio ebraico-tedesco: il volume ? tempestiva traduzione dell’edizione francese ? raccoglie una serie di articoli e contributi pubblicati in Francia negli ultimi anni. La cifra che accomuna i saggi è proprio la tematizzazione dell’esilio come condizione e luogo simbolico, della sua rilevanza categoriale nel pensiero di alcuni fra i più importanti intellettuali del Novecento.
Nel saggio sulla bohème, intesa come espressione multiforme e politicamente ambigua di ?esilio interno? rispetto all’ordine borghese, Traverso affianca in modo inedito le riflessioni sul tema di Marx e Benjamin, nelle quali si rispecchiava per entrambi la concreta esperienza di esuli e diretti osservatori della comunità di outsiders parigina. Il contributo su Joseph Roth rintraccia in un’idea di Europa come spazio multiculturale, come fertile luogo d’incontro delle differenze, il riferimento forte per un autore in fuga dalla sua patria perduta, la periferia plurinazionale e poliglotta dell’Impero austroungarico.
L’ampio saggio sull’epistolario fra Adorno e Benjamin evidenzia le prossimità ma soprattutto le divergenze riguardo ad alcuni punti nodali della loro elaborazione, l’irriducibile solitudine di Benjamin, l’asimmetria fra la sua autorità intellettuale e la condizione di dipendenza economica che lo legava ad Adorno. Le pagine sui carteggi di Hannah Arendt disegnano una fitta rete di relazioni e di interlocutori, dai maestri tedeschi (Heidegger e Jaspers) ai compagni d’esilio (il marito Heinrich Blücher e Hermann Broch), agli amici sionisti emigrati in Palestina (Blumenfeld e Scholem), e contribuiscono a lumeggiare sfumature, asprezze e a volte contraddizioni nei giudizi e nell’elaborazione politica di Arendt. Infine il saggio su Kracauer, che a partire dal suo complesso rapporto con l’identità ebraica e dall’esperienza dell’esilio, arriva a elaborare la categoria di extraterritorialità come segno distintivo della modernità ebraica.
In questo agile ma denso volume Traverso sostanzia la sua lettura dell’esule come figura dell’alterità ? la cui faticosa condizione di déraciné trova la sua ricompensa in una sorta di ?privilegio epistemologico? ? con un uso felice della dimensione biografica. La forza delle relazioni affettive e intellettuali, vissute come risorsa preziosa e come unico antidoto allo spaesamento, ma anche la fragilità, la precarietà, la dipendenza, sono tutti elementi indagati con lucidità e passione e fatti interagire con i percorsi teorici, restituendo figure a tutto tondo.
Fra i meriti del libro anche quello, indiretto, di arricchire un panorama editoriale italiano in cui temi e problemi dell’Exilforschung hanno sempre stentato a trovare un’adeguata rappresentazione.

Francesca Cavarocchi