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Ernesto Rossi, Gaetano Salvemini – Dall’esilio alla Repubblica. Lettere 1944-1957, a cura di Mimmo Franzinelli, prefazione di Mario Isnenghi – 2004

Ernesto Rossi, Gaetano Salvemini
Torino, Bollati Boringhieri, pp. LVI-994, euro 55,00

Anno di pubblicazione: 2004

Questo carteggio consiste di più di seicento missive che Ernesto Rossi e Gaetano Salvemini si scambiarono tra la primavera 1944 e il luglio 1957, fino a quando cioè le condizioni del secondo peggiorarono, preludendo alla sua morte. Come ricorda Mimmo Franzinelli nell’introduzione, il volume non raccoglie per intero il carteggio tra i due antifascisti, giacché complesse vicende archivistiche hanno prodotto alcune lacune, riguardanti soprattutto l’agosto 1951 e l’aprile 1952. Nondimeno, grazie ad un ineccepibile lavoro di carattere filologico, la gran parte delle lettere conservate negli archivi fiorentini di Salvemini e di Rossi (depositati il primo all’Istituto storico della Resistenza in Toscana, il secondo presso l’Istituto universitario europeo) è adesso disponibile per coloro che avvertano la curiosità di esplorare a fondo la dimensione umana ed intellettuale di uno dei sodalizi più significativi dell’Italia contemporanea.
Lo scambio politico e intellettuale tra i due era stato interrotto per un lungo quindicennio di repressione fascista, che per Salvemini aveva significato l’esilio e l’approdo negli Stati Uniti, mentre per Rossi il carcere e il confino. I giudizi espressi da entrambi su momenti e protagonisti della faticosa transizione dell’Italia verso la democrazia e la Repubblica sono sovente ingenerosi e comunque sempre drastici, nascendo da un condiviso sentimento di estraneità alla vita pubblica italiana, in parte caratteristico dell’antifascismo della prima ora. A questo proposito, Rossi riserva alla Resistenza italiana una vera e propria liquidazione come fenomeno tardivo, per lo più composto da opportunisti di vario genere, esposti in ogni caso all’azione monopolizzante dei comunisti. L’anticomunismo di entrambi, poi, costituisce un filo tenace dell’intero carteggio che, per quanto non sia mai disgiunto da una posizione rigorosamente antifascista e anticlericale, sembra essere uno degli elementi di maggiore interesse.
Nella prefazione di Mario Isnenghi e nella già citata introduzione di Franzinelli si avverte la preoccupazione che una eccessiva enfatizzazione dell’anticomunismo dei due antifascisti possa finire per scadere in un ?uso pubblico della storia? particolarmente distorto, con il malcelato obiettivo di iscrivere i due antifascisti nell’album di famiglia del revisionismo. L’operazione sarebbe effettivamente spericolata, anche se rimane aperta la questione di un modo di stare a sinistra che è stato rigorosamente ispirato alla critica frontale del totalitarismo, sia nella sua versione fascista e nazista sia in quella comunista. Un modo che nell’Italia del secondo dopoguerra, quando una parte importante degli intellettuali transitava verso il comunismo senza aver fatto del tutto i conti con il fascismo e la sua eredità, non ebbe molta fortuna.

Luca Polese Remaggi