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Eros Francescangeli – L’incudine e il martello. Aspetti pubblici e privati del trockismo italiano tra antifascismo e antistalinismo (1929-1939) – 2005

Eros Francescangeli
Perugia, Morlacchi, pp. 375, euro 18,00

Anno di pubblicazione: 2005

La storia del PCd’I ha potuto essere conosciuta, dopo il 1945, attraverso disvelamenti progressivi. All’inizio vi era una storia sacra che postulava un partito fondato dai soli Gramsci e Togliatti e poi sempre coeso. Nel 1953 fu pubblicata la Storia del Partito comunista italiano di Bellini e Galli. Si venne così a sapere che dei primi cinque membri del comitato esecutivo (Bordiga, il vero ?fondatore? del PCd’I, e poi Fortichiari, Grieco, Repossi e Terracini), quattro furono cacciati dal partito (Terracini fu riammesso). La storia, divenuta profana, poté poi venire ulteriormente articolata su un periodico laico come «Il Mondo», dove, in sei articoli, nello stesso 1953, a opera di un testimone d’eccezione come Tasca, venne pubblicato un profilo dei Primi dieci anni del Partito comunista italiano. Lo stesso Togliatti nel 1960 dovette prendere posizione. E da questa presa di posizione ebbe inizio la secolarizzata Storia di Paolo Spriano. Dopo il 1921 di Bordiga poterono allora essere individuate altre ?fondazioni?. Quella della ?bolscevizzazione? di Gramsci e Togliatti (1923-24). Quella della togliattizzazione ?parabuchariniana? e parzialmente ?degramscianizzante? (1926-27). Quella della stalinizzazione compiuta (1929). Ed è su quest’ultima svolta che si sofferma, e prende slancio, il bel libro di Francescangeli. Già altri, a partire dalla metà degli anni ’70, sulla base delle testimonianze di Leonetti, degli scavi sulla figura tragica di Tresso, e delle stesse emarginazioni in carcere di Gramsci e Terracini, avevano riportato alla luce le tensioni centrifughe che avevano colpito, a suon di espulsioni, il PCd’I, affrontando la dissidenza trockista dal 1929 al 1939, anni in cui lo stesso PCd’I, tra carcere, confino, esilio, e URSS, ebbe una consistenza poco più che gruppuscolare. Nessuno però, sinora, sul terreno documentario ed espositivo, aveva prodotto una ricerca che avesse dimensioni, e attendibilità filologica (sul risvolto politico, ma anche psicologico e umano), paragonabili a quella di Francescangeli. Il curioso è che gli avventuristi si confermano, negli anni dopo il ’29, a differenza di quel che è stato ritenuto, essere stati gli stalinisti. Mentre i ?tre? (i ?trockisti? Leonetti, Ravazzoli e Tresso, che ebbero poi storie diverse), pur schiacciati tra l’incudine fascista e il martello staliniano, seppero, in fatto di antifascismo, avere posizioni assai lucide. Questo libro va letto insieme a quello di Sara Galli Le tre sorelle Seidenfeld. Donne nell’emigrazione politica antifascista (Giunti, 2005). Le vicende affettive e politiche si mescolano. Sullo sfondo vi sono le figure di Tasca, di Silone, di Rosselli. Ed emerge anche, in entrambi i libri, e soprattutto in quello di Francescangeli, la plebea trivialità della cultura maschilista dello stalinismo. Assai affine, su questo versante, a quella fascista. Un tassello in più di una storia drammatica e pulviscolare è stato così recuperato. Non sarà facile, al di là di alcuni schematismi ideologici su anima ?gramsciana? e anima ?bordighiana? del trockismo italiano, fare di meglio e di più.

Bruno Bongiovanni