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Eugenia Scarzanella – Italiani malagente. Immigrazione, criminalità, razzismo in Argentina, 1890-1940 – 1999

Eugenia Scarzanella
Franco Angeli, Milano

Anno di pubblicazione: 1999

Se fossero stati tradotti in italiano i racconti di Roberto Arlt questa serrata indagine su immigrazione, criminalità e razzismo in Argentina tra il 1890 e il 1940, potrebbe esserne la migliore convalida storiografica e l’opportuno “disvelamento” scientifico. In compenso negli ultimi anni s’è cumulata, in Italia, una massa tale di pregiudizi e luoghi comuni sui nessi tra immigrazione e criminalità, che il libro di Scarzanella, nota per le importanti ricerche sugli “Italiani d’Argentina”, diventa occasione di riflessione anche al di là degli obiettivi prefissati, con il suo prezioso scavo tra fonti archivistiche ed a stampa non tutte facilissime da reperire e perlustrare: un’analisi originale e convincente del progressivo rovesciamento dei punti di vista argentini sull’immigrazione, da promozionali a restrittivi e xenofobi, centrati sulla propensione al delitto dei suoi protagonisti, un’esposizione e una discussione delle teorie elaborate dai platensi lombrosiani, un’efficace esemplificazione dei casi più vistosi di comportamento criminale e di criminalità politica “anarchica”, riflessi in delitti e processi celebri e, non ultima, una disamina acuta delle forme di controllo sociale “al Plata” fra case di lavoro, “asili” e carceri. Nella scia di Solberg e Rock l’a. approfondisce ed aggiorna i principali aspetti della violenta polemica antiimmigratoria alimentata dai nativisti contro gli indesiderati bachichas e mangiapolenta, riuscendo in una descrizione della torbida e ribollente “città fenicia” che fu a lungo la Buenos Aires degli immigranti, del tango e dei conventillos. Se la prima parte, basata su una mole impressionante di dati e informazioni di prima mano, è giocata in un delicato intreccio fra storia sociale e storia delle idee, il meglio arriva con i capitoli finali, apparentemente più periferici, in cui il filo conduttore dei rapporti assai stretti fra la cultura sociologica e medica del tardo positivismo italiano e ambienti intellettuali e accademici argentini porta l’a. ad affrontare, come già nei saggi e nelle relazioni al convegno da cui quei capitoli scaturiscono, un argomento tornato di moda nell’odierna Italia dei puristi della razza e dell’etnia: il timore indotto nelle classi dirigenti e di governo locali dal calo della natalità fuori dai gruppi di recente immigrazione, che cercarono di contrastare con limiti a nuovi arrivi ed incoraggiamenti al “ritorno a casa” delle donne lavoratrici, ora semplici riproduttrici e garanti della crescita di una “razza” migliore di argentini. Anche qui il progetto governativo, già basato sul sogno di “sbiancare” la popolazione ed eliminare o rinchiudere in riserve i suoi superstiti “selvaggi” autoctoni (l’ultima parte è dedicata appunto alla Finis terrae patagonica e alla morte degli “indiani”), incrocia le sue vie col lavorìo di medici, igienisti, intellettuali conquistati alla “scienza eugenetica” italiana del tempo fascista, che non meno del lombrosianesimo attecchì ed influenzò le nuove politiche demografiche del paese.

Emilio Franzina