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Eugenio Di Rienzo – La storia e l’azione. Vita politica di Gioacchino Volpe, – 2008

Eugenio Di Rienzo
Firenze, Le Lettere, 751 pp., euro 38,00

Anno di pubblicazione: 2008

In sede introduttiva a questo volume, Di Rienzo si pone in posizione intermedia nei confronti di due contrapposte forzature che in età repubblicana hanno a suo dire reso difficile la comprensione del vero Volpe: secondo gli uni, l’adesione dello storico al fascismo avrebbe «dilapidato le sue stesse formidabili qualità di analista del passato»; secondo gli altri, parliamo di una «vittima inconsapevole dei mali del suo tempo» capace nondimeno di venirne fuori grazie a «un’impareggiabile maestria storiografica». Da parte sua, Di Rienzo parla di una «eccessiva indulgenza» verso il suo popolo, di un «rapporto viscerale» risoltosi in «volontà di comprendere a tutti i costi e di tutto voler giustificare» della storia del suo paese. Qui Volpe sarebbe venuto meno, come del resto tanti altri grandi, a qualche dovere di obiettività (pp. 7-8).L’a. s’impegna a sciogliere tale problematica in questo volume dedicato, come il titolo stesso indica, alla vita e all’azione politica di Volpe. La percorre tutta intera, intorno al nucleo cruciale della relazione di Volpe uomo, intellettuale, organizzatore di cultura, con il fascismo. Delle quattro parti in cui questo massiccio lavoro è diviso – Gli anni dell’attesa, Guerra dopoguerra fascismo, Dentro la dittatura, Straniero in patria – la terza è, di conseguenza, la più ampia e anche la più interessante. Notevole è l’apparato di fonti utilizzate: una gran quantità di lettere in buona parte inedite, conservate in vari fondi documentari, di Volpe e a Volpe; una ancor più grande quantità di scritti politici, polemici e d’occasione; e, per quanto riguarda il periodo del regime, i documenti dell’Acs disponibili.Adeguato è anche l’apparato bibliografico, sebbene nelle citazioni, nel gioco dei consensi e dei dissensi, l’a. sembri muoversi talora in una bizzarra logica aprioristica, da schieramento, più che utilizzare la bibliografia per la discussione specifica di problemi storiografici specifici. Si vedano ad esempio i giudizi tranchant cui egli si lascia andare quando affronta di passata la questione del rapporto tra nazionalisti e fascisti (p. 256 ss.), o quella ancor più spinosa – assolutamente non valutabile alla luce della documentazione e della problematica del suo testo – dell’«accelerazione totalitaria» del fascismo nel corso degli anni ’30 (p. 446 ss.).Nel complesso del suo contributo Di Rienzo non si dedica, se non in forma episodica, all’analisi dei contenuti delle opere storiografiche più importanti di Volpe. Questo deriva da una scelta dell’argomento, evidente sin dal titolo, che non può non essere legittima. C’è da chiedersi però se si possa, mantenendosi così lontani o all’esterno dallo specifico del discorso storiografico, risolvere il problema posto nell’introduzione – come l’affetto per la nazione ha influenzato, condizionato ed eventualmente deformato la storiografia volpiana? Questo problema, se ci si pensa, è l’unico veramente importante: infatti Volpe fu un grande storico, mentre la sua azione politica mi sembra di modesto interesse.

Salvatore Lupo