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Eva Cecchinato – La rivoluzione restaurata. Il 1848-1849 a Venezia fra memoria e oblio – 2003

Eva Cecchinato
Presentazione di Mario Isnenghi, Padova, Il Poligrafo, pp. 601, euro 25,00

Anno di pubblicazione: 2003

In questo suo denso studio Eva Cecchinato si pone l’interrogativo di come il ricordo del biennio rivoluzionario del 1848-1849 sia stato nel lungo periodo rielaborato, trasmesso, riadattato e spesso rimosso nella società veneta, in un contesto durante il quale prese piede anche un serrato confronto fra identità veneziana e italiana. Cecchinato prende in esame oltre mezzo secolo: dagli anni immediatamente successivi alla rivoluzione, fino agli albori del fascismo. Fondato su di una capillare ricerca, che ha prodotto un imponente apparato di fonti pubblicistiche, archivistiche e memorialistiche, il lavoro di Cecchinato va considerato un fondamentale punto di partenza per chiunque voglia accostarsi alla storia del Risorgimento a Venezia, e non solo. Esso può infatti costituire uno stimolante modello metodologico se si vuole intraprendere uno studio sul 1848, che si ponga come prospettiva di indagine la restituzione della complessità di questo periodo.
Il volume è suddiviso in tre parti: la prima riguardante l’annessione del Veneto al nuovo Stato italiano, nella quale l’autrice prende in esame, sulla scorta soprattutto della pubblicistica, l’atteggiamento della giunta moderata. È in questi anni che viene avviata una progressiva emarginazione dei settori liberal-democratici e si verifica una prima lettura del biennio rivoluzionario in chiave moderata, che confina nell’oblio soprattutto il ruolo propulsore avuto dalla Repubblica di Venezia nel contesto italiano. La seconda parte è invece dedicata alla memorialistica, e costituisce uno dei capitoli più avvincenti del volume. Qui Cecchinato affronta, mettendole a confronto, memorie diverse del periodo rivoluzionario. L’autrice si sofferma sugli anni immediatamente successivi alla rivoluzione, durante i quali la delusione, lo smarrimento e il rimpianto spinsero i reduci alla scrittura. È in questo periodo che avvenne la prima grande rimozione dell’autentico significato della rivoluzione del 1848; in cui i sopravvissuti si rivelarono incapaci di difenderne i fondamenti. La terza parte è invece dedicata ad un quadro politico cittadino profondamente mutato, con l’entrata nel Consiglio cittadino dei clerico-moderati, che portò ad una nuova strumentalizzazione del 1848. Legato indissolubilmente in un’ottica di continuità a Campoformio, esso venne svuotato della sua forza rivoluzionaria, delle sue potenzialità attrattive ed appiattito in una dimensione ?domestica?, per essere poi ripreso dai nazionalisti nel dibattito politico, come esempio di italianità e di capacità di reazione del popolo veneziano.
Lo studio ci restituisce un quadro problematico della società veneziana dell’epoca, la rivisitazione del ’48-’49 è caratterizzata più dall’oblio che dalla memoria; dallo stravolgimento interpretativo degli eventi, dall’appiattimento del biennio rivoluzionario a una sorta di prosecuzione della sconfitta della Serenissima, il tutto di volta in volta a uso strumentale e politico delle classi dirigenti politiche veneziane dal 1866.

Tullia Catalan