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Fabio Giacomoni e Renzo Tommasi – Dall’ASAR al Los von Trient. “La Regione si chiama Odorizzi?: gli anni dell’egemonia democristiana 1948-1960 – 2002

Fabio Giacomoni e Renzo Tommasi
Trento, Temi, pp. 431, euro 26,00

Anno di pubblicazione: 2002

Il volume ricostruisce la storia della Regione Trentino – Alto Adige nei primi anni dell’autonomia, anni caratterizzati dalla costante presenza alla testa della Giunta regionale del democristiano Tullio Odorizzi. La Regione aveva ottenuto lo Statuto speciale di autonomia a seguito degli accordi De Gasperi-Grüber, stipulati a Parigi nel settembre 1946. De Gasperi era riuscito a inserire anche il Trentino nel quadro dell’autonomia, ottenendo contemporaneamente due risultati: rispondere ai desideri della popolazione trentina e contenere i sudtirolesi, maggioranza nella provincia di Bolzano, ma minoranza nel complesso della Regione. A Trento il ricordo dell’autonomia goduta nell’ambito dell’impero asburgico era ancora vivo e tra il 1946 e il 1947 più di 100.000 persone avevano aderito all’ASAR (Associazione Studi Autonomistici Regionali), che era riuscita ad incanalare le aspirazioni autonomistiche provenienti da diversi gruppi politici e sociali. All’ASAR gli autori dedicano parecchie pagine, giovandosi di nuova documentazione conservata negli archivi di Valentino Chiocchetti e di altri protagonisti dell’epoca, chiarendo bene le differenti posizioni presenti nell’associazione, che proprio per l’eterogeneità delle sue componenti si dissolse subito dopo le elezioni del 1948. Dopo di allora i giochi si svolsero tra la Südtiroler Volkspartei (SVP), rappresentante dell’elemento etnico tedesco e largamente maggioritaria in Alto Adige, e la Democrazia Cristiana, largamente maggioritaria in Trentino. Dopo i primi tempi di sostanziale accordo, i sudtirolesi chiesero di poter godere di una reale autonomia, sia pure nell’ambito della Regione, attraverso la delega alla provincia di reali poteri. Odorizzi rispose invece accentuando il centralismo trentino e contribuendo così ad esasperare la situazione. Quello che avrebbe potuto essere un interessante esperimento di collaborazione tra due gruppi etnici ai confini dell’Italia, si esaurì invece, dopo un promettente inizio, tra incomprensioni e dissapori, che portarono la SVP a lanciare lo slogan “Los von Trient” e ad abbandonare i lavori del Consiglio Regionale quando Odorizzi, pur di mantenere il controllo della situazione, nel 1960 non esitò ad appoggiarsi ai voti del Movimento Sociale Italiano.
Il tema del libro è certamente di grande rilievo, specie in questo periodo in cui il dibattito politico sulle autonomie si è fatto più acceso. Gli autori si sono basati su una documentazione in larga parte inedita, pubblica e privata, e su testimonianze orali, non mancando di fare riferimento ad alcune pubblicazioni sudtirolesi e cercando di dare conto anche delle opinioni della popolazioni di lingua tedesca. Una maggiore attenzione alla documentazione edita sarebbe tuttavia stata utile per cogliere meglio il peso dell’opinione pubblica. Qualche inutile ripetizione, una scarsa attenzione nel testo alle precedenti ricerche e qualche ingenuità nella compilazione della bibliografia stessa (in cui sono affastellati libri, archivi, documenti senza indicazione della collocazione, articoli di giornali etc.) nuociono ad un lavoro che contiene peraltro molte indicazioni utili per future ricerche.

Alfredo Canavero