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Fabio Montella, Francesco Paolella, Felicita Ratti (a cura di) – Una regione ospedale. Medicina e sanità in Emilia-Romagna durante la prima guerra mondiale – 2010

Fabio Montella, Francesco Paolella, Felicita Ratti (a cura di)
Bologna, Clueb, 342 pp., Euro 19,00

Anno di pubblicazione: 2010

L’impatto della prima guerra mondiale sul sistema sanitario e sulle conoscenze mediche di una regione (l’Emilia-Romagna), strategica per la sua collocazione geografica rispetto al fronte, costituisce il nucleo fondante di questo volume collettaneo, i cui autori, tutti relativamente giovani, si occupano di storia locale e storia della medicina. Modena, Reggio Emilia, Bologna, ma indirettamente anche un gran numero di centri minori, vengono studiati guardando alle trasformazioni che il sistema di protezione sanitaria (faticosamente costruito dall’Unità in poi) conosce di fronte alle incombenze derivanti dalle scelte governative di far transitare e curare in loco molti dei soldati feriti o malati provenienti dai territori di guerra. Nell’analisi dettagliata degli ampliamenti delle strutture ospedaliere che debbono essere approntati dalle amministrazioni locali, nella messa in evidenza delle soluzioni talvolta innovative che vengono individuate per rispondere al numero crescente di pazienti in cura, nella ricostruzione delle sperimentazioni chirurgiche o delle scienze psichiatriche che la guerra in certa misura facilita e rende possibili, va ricercato, a nostro avviso, il maggior pregio di questo volume. Infatti, seppure indirettamente e senza una lettura unificante di quanto raccolto nei diversi capitoli (la premessa in tal senso si presenta abbastanza carente e con affermazioni talvolta poco fondate), è proprio la ricchezza dei particolari e dei resoconti locali a rendere quest’opera utile per chi intenda meglio conoscere una fase della storia della salute e della sanità italiana certamente poco coltivata dalla storiografia nazionale. Né guastano alcune digressioni sulla organizzazione sanitaria dell’esercito italiano o sulla organizzazione delle cure antecedenti la fase bellica, o ancora sui dibattiti scientifici del tempo, laddove aiutano ad ampliare e meglio contestualizzare nel quadro nazionale quanto viene presentato a livello territoriale/regionale. Certo avrebbe giovato all’opera una maggiore strutturazione degli otto capitoli che si susseguono senza una esplicita linea di lettura. Allo stesso modo sarebbe stata utile una ragionata sintesi finale in grado di cogliere gli aspetti similari o unificanti di una esperienza politico-sociale, oltre che medico-scientifica, che accomuna quasi tutti i territori considerati. Da questo punto di vista, l’eterogeneità nelle prospettive di analisi e nella formazione dei diversi aa. si sarebbe potuta risolvere in una ricchezza piuttosto che in un limite. D’altro canto, la stessa consapevolezza di poter affrontare solo una parte, seppur cruciale, del sistema sanitario e assistenziale della regione (come affermato nella premessa) avrebbe potuto indurre gli autori a scegliere un titolo forse più coerente con i contenuti presentati.

Giovanna Vicarelli