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Fabrizio Dolci, Oliver Janz (a cura di) – Non omnis moriar. Gli opuscoli di necrologio per i caduti italiani nella Grande Guerra. Bibliografia analitica – 2003

Fabrizio Dolci, Oliver Janz (a cura di)
Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, pp. 325, euro 40,00

Anno di pubblicazione: 2003

Sessantaduesimo fra i ?Sussidi eruditi?, con l’egida del Ministero per i BB.CC. e della Biblioteca di storia moderna e contemporanea. Si ha la felice sorpresa di trovarsi di fronte non solo a un paziente lavoro di restituzione di microtesti di un genere ignorato e disperso, ma a dovizia di cifre e concettualizzazioni. E all’invenzione di una fonte. Dolci ? specialista di queste esplorazioni erudite ? fornisce le Note editoriali. Struttura della bibliografia e avvertenze per la consultazione (pp. 45-63) e l’elenco delle biblioteche in cui sono stati reperiti gli opuscoli. Segue la bibliografia ? cuore del volume ?, elenco dei 2305 microtesti, condensando il massimo di dettagli militari e bibliografici (pp. 75-267). La concentrazione di questo ricchissimo strumento offre ancora l’indice dei nomi degli autori, curatori, prefatori (pp. 269-82) e un prezioso indice e profilo biografico dei caduti (pp. 283-317). I quali sono per un quarto i ?grandi? (Battisti in primis); per tre quarti i ?caduti normali? sui quali i curatori indirizzano l’attenzione, una fascia socioculturale medio-alta, con l’82 per cento di ufficiali, e una geografia che assegna la metà al Nord, un quarto al Centro e un quarto al Sud. Niente di simile, fuori d’Italia, a questa ondata di pubblicazioni luttuose, eredità classica e foscoliana ? assicura Janz, forte di riscontri comparativi e di una bibliografia internazionale sulle varie forme di eleborazioni del lutto. L’opera nasce dall’alleanza fra ?La curiosità (e il mestiere) del bibliotecario; le esigenze (e il mestiere) dello storico? (Dolci, p. 52). Non si può rendere la varietà di dati quantitativi e di percentuali offerti dal primo, né riferire adeguatamente sui criteri e gli esiti critici del secondo. Gli opuscoli ? da poche pagine a un centinaio ? si stampano in 340 località; il 50 per cento in Lombardia, Emilia Romagna, Toscana e Piemonte; il 75 per cento non ha un editore, ma un tipografo; Forlì, da sola, stampa 63 pezzi, la metà di Firenze, il doppio di Genova, più dell’intera Puglia; 1287 titoli, 56 per cento, fra il ’15 e il ’19; 20 per cento negli anni ’20; 10 per cento negli anni ’30. Janz scrive un bellissimo saggio, Monumenti di carta, un po’ contratto dal libro che porta dentro. Anche qui molti dati quantitativi ricchi di implicazioni: sovrarappresentati fra i ?grandi? gli irredenti, fra i meno illustri gli ufficiali di complemento, i colti, i volontari, le medaglie d’oro. Sottorappresentati i morti per malattia e in prigionia. Siamo di fronte a una cultura dell’eroico e a una ?semantica del sacrificio?, ad attribuzioni di senso che cominciano con le lettere del caduto e continuano con l’organizzazione della memoria, ad opera della cerchia familiare. Begli spunti sul corpo, che non c’è, e ci si raffigura; e sui funerali ?mancati’, che l’opuscolo surroga. Janz ritiene che questo pezzo di classe dirigente, con la ?promessa di immortalità intramondana? esprima una religione civile della patria, laica, frutto degli scontri risorgimentali fra Stato e Chiesa. Si vorrebbe credergli. Forse però l’interrelazione dei codici funziona meglio di un’attribuzione di autonomia, per testi comunque promiscui.

Mario Isnenghi