Cerca

Fabrizio Mena – Stamperie ai margini d’Italia. Editori e librai nella Svizzera italiana 1746-1848 – 2003

Fabrizio Mena
Bellinzona, Casagrande, pp. 386, euro 28,00

Anno di pubblicazione: 2003

Si tratta di uno studio accurato, condotto sulla base di una puntuale ricerca archivistica, sulla nascita e lo sviluppo delle stamperie ticinesi dalla metà del secolo XVIII e dei loro rapporti con il mercato dei lettori in Italia.
Fin dall’Introduzione Mena mostra di voler prendere le distanze dalla storiografia precedente ? a cominciare dalle pur meritorie ricerche di Rinaldo Caddeo ? tutta schiacciata su una rilettura delle vicende tipografiche ticinesi in funzione delle lotte risorgimentali italiane. Ad una interpretazione ?eroica?, tendente a privilegiare esclusivamente gli aspetti ideologici e cospirativi, l’autore preferisce una lettura capace di intrecciare vicende politiche locali e vicende italiane, mostrando come ?la storia dell’editoria risorgimentale ticinese può essere letta anche come una delle manifestazioni della lotta politica che dalla rigenerazione cantonale del 1830 condussero all’affermazione dello Stato federale, nel 1848? (p. 356).
Inizialmente, l’identità di frontiera facilita l’insediamento delle imprese tipografiche che, in assenza di una domanda di lettura locale, si rivolgono prevalentemente al mercato italiano. È il caso dell’azienda degli Agnelli che, già affermata a Milano, cerca un luogo dove pubblicare senza i controlli congiunti della censura ecclesiastica e statale. Da Lugano, per un cinquantennio, la stamperia Agnelli diffonde soprattutto nel Nord Italia sia operette antigesuitiche e gianseniste che la gazzetta «Nuove di diverse Corti e paesi d’Europa», costruendo anche una corposa rete di corrispondenti. Malgrado il carattere soprattutto commerciale dell’impresa, sottolineato da Mena, l’azienda assume progressivamente un’immagine filofrancese soprattutto per la sua produzione libraria stampata con falsa data, tanto da subire nel 1799 un saccheggio da parte di un gruppo di controrivoluzionari che ne determinerà la chiusura.
Dopo la lunga parentesi napoleonica, che come nota Mena ridimensiona e impoverisce ?il senso della frontiera?, l’attività tipografica riprende con rinnovato fervore dal 1815 con la nascita di nuove imprese rette da ticinesi che, oltre a pubblicare gran parte delle opere proibite dalle censure dei governi restaurati e a diffonderle clandestinamente nel mercato italiano, giocano un ruolo significativo nel dibattito politico interno al Cantone. Negli anni Venti e Trenta infatti le vicende cospirative italiane si intrecciano strettamente alla battaglia politica luganese che porterà alla conquista della libertà di stampa all’interno della nuova Costituzione liberale cantonale.
Con il 1848 e la promulgazione dello Statuto albertino che, garantendo la libertà di stampa in uno Stato italiano, sposta il centro della produzione libraria liberale da Lugano a Torino, decade il ruolo di quelle stamperie ticinesi che avevano puntato esclusivamente sul mercato italiano. Rimangono e si sviluppano quelle che pubblicano per il mercato interno.

Maria Iolanda Palazzolo