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Federico Maria Bega – Islam balcanico. Con due scritti di Predrag Matvejevic, – 2008

Federico Maria Bega
Torino, Utet, XXXVII-361 pp., euro 24,00

Anno di pubblicazione: 2008

L’a., esperto della regione balcanica con esperienze nella cooperazione internazionale, nella sua opera prima ha il merito di affrontare un tema assai trascurato dalla ricerca italiana, quello dell’islam balcanico. Introdotto da due saggi di Predrag Matvejevic, il volume ripercorre genesi ed evoluzione storica delle società musulmane dell’area, concentrandosi in particolare sul periodo post 1989. È in quel passaggio-chiave che l’islam balcanico è infatti riemerso come soggetto politico, sospeso fra la prospettiva dell’integrazione euro pea e la minaccia del fondamentalismo.Il volume, tuttavia, si distingue per un numero elevato di imprecisioni delle quali è impossibile in questa sede dar conto in maniera dettagliata. A farne le spese sono in primis le istituzioni ottomane, come il fondamentale istituto dei millet, descritto in modo confuso e contraddittorio (pp. 98-102). Sviste gravi – come confondere il bošnjastvo della fine del XIX secolo, che indicava una identità bosniaca a-confessionale, con il bošnjastvo dei giorni nostri, ossia l’idea nazionale bosniaco-musulmana (p. 102) – convivono con affermazioni discutibili, che meriterebbero qualche argomentazione in più – l’elevato tasso di natalità albanese sarebbe effetto «della reazione di difesa e sopravvivenza da parte di una comunità e di una cultura che ha vissuto in un continuo stato di assedio e sotto minaccia» (p. 79).Ilimiti più vistosi del volume restano comunque altri. A più riprese l’a. sostiene come sia «necessario elaborare un nuovo approccio all’islam balcanico, in quanto realtà multiforme, variegata e non monolitica» (p. 122), capace di decostruire e andare oltre paradigmi interpretativi tradizionali. Tale lodevole dichiarazione di intenti resta, tuttavia, quasi del tutto senza seguito: manca un’analisi approfondita delle società musulmane contemporanee, che vengono descritte come corpi omogenei e identici nel tempo. In particolare, la relazione fra musulmani del Sud-est euro peo e il resto della umma appare ridotta ad una contrapposizione fra un islam balcanico essenzialmente «moderato» e «laico», «caratterizzato da un orientamento sempre dialogante e aperto al confronto con le altre religioni, nel solco della tradizione euro pea» (p. 270) e un islam «alieno, extra-balcanico ed extra- euro peo, non iscritto nella tradizione secolare locale» (p. 227). Un simile schema dicotomico è del tutto inadeguato per cogliere le complesse relazioni che hanno connesso e connettono i musulmani dei Balcani all’islam mondiale.L’origine di queste debolezze diviene chiara scorrendo la bibliografia del volume, dove mancano opere fondamentali di Höpken, Barkan, ?im?ir, Kari?, Kar?i?, Zhelyazkova e molti altri. Manca – ed è la carenza più grave – il volume di Alexandre Popovi? del 1986, L’islam balkanique. Les musulmans du sud-est euro pe?en dans la pe?riode post-ottomane, assolutamente imprescindibile per chi voglia occuparsi di questo tema. Il risultato è un’opera nel complesso fragile, sbilanciata tanto a livello tematico (l’area jugoslava viene analizzata molto di più del resto dei Balcani) che cronologico (il periodo post-ottomano precedente la seconda guerra mondiale è quasi inesistente).

Fabio Giomi