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Ferdinando Cordova – Il consenso imperfetto. Quattro capitoli sul fascismo – 2010

Ferdinando Cordova
Soveria Mannelli, Rubbettino, XI-330 pp., € 18,00

Anno di pubblicazione: 2010

Nel suo ultimo lavoro Cordova si confronta con la questione del consenso goduto dalla dittatura mussoliniana. Si tratta di un tema molto discusso, specie dopo l’uscita del volume defeliciano dedicato appunto agli «anni del consenso», assunto esplicitamente quale termine di paragone (p. VIII).L’a. invita infatti a distinguere tra la propaganda del fascismo e l’effettiva penetrazione del suo messaggio tra la popolazione, convinto che per quanto un sistema politico debba basarsi su una certa dose di «consenso», altrettanto innegabilmente esista pure «un dissenso, il quale, in una struttura repressiva, ha difficoltà ad esprimersi nelle forme della protesta di massa», e finisce quindi per assumere «il tono dell’ironia o della mormorazione o della fronda», o, più di rado, della «lotta clandestina, destinata […] a prendere la via dell’esilio o del carcere» (p. IX). Da qui pertanto la necessità di approfondire il tema del consenso nelle sue diverse articolazioni, per tentare di coglierne estensione e motivazioni. Con tale intento Cordova ripropone quattro sue precedenti ricerche, rinunciando quindi ad una ricostruzione complessiva della questione. Sono infatti alcuni specifici passaggi o vicende di singoli personalità a lumeggiare successi e limiti del regime in questa materia. Il capitolo iniziale e quello finale ricostruiscono le vicissitudini di Alberto Bergamini, direttore de «Il Giornale d’Italia», e di Maria Rygier, attivista rivoluzionaria, poi interventista ed infine fuoriuscita italiana in Francia. Appare evidente, ripercorrendo le loro storie, il carattere oppressivo del fascismo capace di isolare i suoi oppositori, come nel caso di Bergamini passato all’opposizione dopo un’iniziale simpatia per il fascismo, o comunque di ridurli al suo servizio, come si intuisce nella vicenda della Rygier, fortemente sospetta di essere stata arruolata come spia dall’apparato poliziesco di Mussolini. Tuttavia la dimensione intimidatoria del regime non riesce, secondo Cordova, a cancellare il dissenso, come dimostra persino l’analisi dell’indubbio successo fascista nel plebiscito del 1929, da collocare però nel quadro di un’attenta opera di vigilanza operata dalle forze di polizia e dalle prefetture nell’acconciare il risultato, come dimostra il quasi 100 per cento di sì in 41 delle 92 province italiane. Il tutto mentre, nello stesso anno, crescevano le agitazioni di lavoratori e i movimenti di protesta stando alle stesse fonti sindacali fasciste.L’analisi delle vicende del Comune di Reggio Calabria dopo l’istituzione del podestà illumina invece la difficile penetrazione del fascismo nel Mezzogiorno, costretto ad un accordo con parti della vecchia classe dirigente liberale e soprattutto in seria difficoltà nel politicizzare le masse in senso propriamente fascista, nonostante la loro tradizionale propensione filo-governativa. La stessa volontà modernizzatrice del regime sembra scontrarsi dunque con non poche difficoltà nel mantenere le promesse fatte di sviluppo economico e trasformazione urbana con cui aveva conquistato la piccola borghesia nei centri meridionali, tentando di farne il nerbo della sua presenza locale.

Tommaso Baris